Antonio Alessi - © 2003-2010 The Watch Publisher

ccoci al cu­o­re del­la que­stio­ne; per inol­trarci nel­la te­ma­ti­ca do­vre­mo te­ne­re con­to di due or­di­ni di pre­sup­po­sti co­strut­ti­vi:
le mo­da­li­tà ne­ces­sa­rie ed es­sen­zia­li e quel­le “fa­col­ta­ti­ve”.
Sem­pli­fi­can­do per ora il pro­ble­ma al­l´area in­ter­na al cer­chio che de­fi­ni­remo pri­ma­rio, cioè con­te­nen­te i soli trian­go­li, i cri­te­ri ba­si­la­ri per la co­stru­zio­ne del­lo S.Y. si pos­so­no ri­as­su­me­re in po­chi pun­ti fon­da­men­ta­li:
  • I due trian­go­li mag­gio­ri, che chia­mo Yin (ver­ti­ce in bas­so) e Yôn[g] (ver­ti­ce in alto) e nes­sun al­tro deb­bo­no toc­ca­re il cer­chio pri­ma­rio.
    I pun­ti di con­tat­to per­ciò sa­ran­no sei, come le fac­ce di un cubo.
  • Gli al­tri trian­go­li deb­bo­no toc­ca­re con i ver­ti­ci i lati di fi­gu­re ospi­tan­ti o con­fi­nan­ti, sen­za sca­val­carli o di­stac­car­si mi­ni­ma­men­te, e i loro lati deb­bo­no in­ter­se­car­si, quan­do sono tre , in un uni­co pun­to co­mu­ne.
    Qual­sia­si in­cro­cio tri­pli­ce che non ri­spet­tasse que­sta re­go­la da­reb­be luo­go ad un'area pa­ras­si­ta al­l´in­ter­no del­la fi­gu­ra ; non im­por­ta quan­to gran­de o pic­co­la al no­stro sguar­do, que­st'area ver­reb­be a co­sti­tu­i­re come le al­tre un cam­po di for­za a se stan­te, ma qua­le ge­ne­re di For­za la oc­cu­perebbe?
    Per que­sta ra­gio­ne sup­pon­go che per trac­cia­re fi­gu­re de­sti­na­te a sco­pi ri­tua­li sa­reb­be me­glio si­mu­lanre le ri­ghe con dei fili tesi tra pun­to e pun­to, per poi trac­cia­re tut­ti i trian­go­li uno ad uno, fa­cen­do sì che i ver­ti­ci toc­chi­no solo i pun­ti do­vu­ti; quin­di ri­mu­o­ve­re i fili e con essi gli er­ro­ri che im­man­ca­bil­men­te ge­ne­ra­no, af­fi­dan­do il co­strut­to al mero sim­bo­li­smo. Non sarà per­fet­ta (non lo sa­reb­be co­mun­que) ma non vi si tro­ve­ran­no sma­glia­tu­re nel­la tra­ma del tes­su­to; in­ten­do quei casi in cui il pro­get­to na­sce per es­se­re at­ti­va­to ener­ge­ti­camente con ap­pli­ca­zioni spe­ci­fi­che, de­di­ca­te a cia­scu­na area.
    Si par­la di ra­gio­ne­vo­li o alti gra­di di ac­cu­ra­tez­za, ma il fat­to è che er­ro­ri, in uno Shri Yantra de­gno di que­sto nome, in te­o­ria non ce ne deb­bo­no es­se­re, al­me­no non a prio­ri; al mas­si­mo si do­vrà ac­cet­ta­re che i li­mi­ti de­gli stru­men­ti per pro­dur­lo pos­sa­no na­scon­de­re im­per­fe­zio­ni ul­te­rio­ri e non pre­ve­di­bi­li, e que­sto non lo si può evi­ta­re; ma ho det­to pro­dur­lo, non per pro­get­tar­lo: un pro­dot­to che na­sce da una tra­ma tec­ni­ca­men­te im­pec­ca­bi­le ne reca l´im­pron­ta vir­tua­le an­che se ri­sen­te di qual­che im­per­fe­zio­ne fi­si­ca, men­tre non ha sen­so il con­tra­rio. Cer­to è mol­to co­mo­do ma­sche­ra­re pro­dot­ti ir­re­go­la­ri die­tro le quin­te di ma­te­rie im­pie­ga­te per la fab­bri­ca­zio­ne di gad­gets, ma que­sto sim­bo­lo è cosa fin trop­po se­ria, so­prat­tut­to dal pun­to di vi­sta del­l´ener­gia che reca. Ciò vale quin­di sia per sem­pli­ci stam­pe che per la re­a­liz­za­zio­ne di og­get­ti or­na­men­ta­li o, a mag­gior ra­gio­ne, ta­li­sma­nici, fer­mo re­stan­do che la pro­ie­zio­ne del­lo yantra su una su­per­fi­cie cur­va, o sfe­ri­ca o in 3D non ag­giun­ge as­so­lu­ta­men­te nien­te al suo si­gni­fi­ca­to ed al suo po­ten­zia­le (po­sto che non ser­va a na­scon­der­ne i di­fet­ti) - né l´iden­ti­fi­car­si di chi ne fa og­get­to di me­di­ta­zio­ne con l´uni­ver­so trae ef­fet­ti­vo van­tag­gio da tali espe­dien­ti - anzi non vuol dire gran che, trat­tan­do­si di sem­pli­ci re­in­ter­pre­ta­zio­ni lo­ca­li non di rado orien­ta­te a com­pen­sa­re una pre­ci­sio­ne (o una co­gni­zio­ne) mai rag­giun­ta, men­tre può fa­cil­men­te in­ter­fe­ri­re con l´equi­li­brio pro­prio del sim­bo­lo. Lo S.Y. è già una len­te di per sé, ca­pa­ce di con­vo­glia­re e tra­sfor­ma­re la re­al­tà vi­si­bi­le at­tra­ver­so la sua tra­ma come fos­se una re­ti­na; ma è tutt'al­tra fac­cen­da e su que­sto ri­tor­neremo.
  • Non cre­do che l´in­ter­no del si­ste­ma deb­ba ospi­ta­re fi­gu­re per­fet­te, cioè a dire nes­sun trian­go­lo sarà equi­la­te­ro. Un tale pri­vi­le­gio sim­bo­li­co, come un'au­to­no­mia, ver­reb­be a por­si in con­flit­to di prio­ri­tà ri­spet­to agli al­tri, in­sta­u­ran­do una sor­ta di di­stin­zio­ne in un con­te­sto il cui uni­co equi­li­brio è rap­pre­sen­ta­to dal­l´In­sie­me ri­spet­to al Cen­tro gra­vi­ta­zio­na­le, che è l´Ori­gi­ne; ol­tre agli ar­go­men­ti fo­ca­li che sono il cen­tro, sta­ti­co o di­na­mi­co, ed il tut­to, a nes­sun al­tro ele­men­to può es­se­re ri­co­no­sciu­to un com­pi­to di ri­fe­ri­men­to fis­so, di­ret­to o in­di­ret­to, po­i­ché ogni sin­go­lo ele­men­to deve fa­vo­ri­re il mas­si­mo svi­lup­po di tut­ti gli al­tri; è il pri­mo in­se­gna­men­to di mesi e mesi di in­ten­se pro­ve.
    Ho evidenziato questa considerazione proprio perché pare porsi in contrasto con quanto dovrò rilevare nel 2018
    Pe­ral­tro, ri­ten­go che il cen­tro del cer­chio cir­co­scrit­to (mag­gio­re) ed il Cen­tro del­l´ul­ti­mo trian­go­lo (il mi­no­re) ab­bia­no fun­zio­ne dif­fe­ren­ziata e co­e­si­sten­te, an­che se una può non com­pa­ri­re nel dia­gram­ma tut­ta­via esi­ste ec­co­me; né vi è mo­ti­vo per es­se­re cer­ti che si iden­ti­fi­chino in un uni­co pun­to. Per di più an­che il trian­go­lo cen­tra­le non è che la pun­ta di un trian­go­lo mag­gio­re, il cui cen­tro ef­fet­ti­vo è al­tro­ve.
    A tal pro­po­si­to, ho os­ser­va­ta più vol­te quel­la del tem­pio In­dia­no di Sringeri ri­ce­ven­do­ne ini­zial­men­te una sen­sa­zio­ne di in­ten­so fa­sti­dio, al pun­to da non po­ter­vi sof­fer­ma­re lo sguar­do a lun­go; ho poi com­pre­so che ciò era con­nes­so allo schiac­cia­men­to ver­ti­ca­le-cen­tra­le ri­spet­to alle ali la­te­ra­li de­stra e si­ni­stra al qua­le sono sog­get­ti i trian­go­li com­po­nen­ti; è sta­ta solo una re­a­zio­ne per­so­na­le e un mo­ti­vo ci sarà; pro­ba­bil­mente do­vu­to al­l´as­su­e­fa­zio­ne a mo­del­li dif­fe­ren­ti, ma è un fat­to in­di­ca­ti­vo, an­che se in se­gui­to è scom­par­so.
    È cu­rio­so no­ta­re come la pre­sen­za di una sola fi­gu­ra equi­la­te­ra, per­ciò del mas­si­mo equi­li­brio in­du­ca una sor­ta di con­tra­zio­ne ci­lin­dri­ca ver­ti­ca­le ri­spet­to al­l´in­sie­me; che piac­cia o meno, la di­stor­sio­ne è evi­den­te; ac­cen­tra tut­to ver­ti­cal­men­te in modo qua­si mo­no­di­re­zio­nale, lad­do­ve gli al­tri dia­gram­mi ri­sul­ta­no mol­to più orien­ta­ti al cer­chio, al punto da far apparire isoscele con una di­scre­ta forzatura ottica lo stesso equilatero; ba­sta riem­pi­re di un co­lo­re scu­ro omo­ge­neo tut­ti i trian­go­li per ren­der­se­ne con­to e ne darò esem­pi (o pro­va­re a sot­to­por­re l´im­ma­gi­ne a qual­cu­no per la pri­ma vol­ta ed a chie­der­gli se il pri­mo trian­go­lo dall´alto con il ver­ti­ce al cen­tro è iso­sce­le o equi­la­te­ro!).
    Per­tan­to la te­o­ria che sostie­ne un trian­go­lo cen­tra­le con an­go­lo di 60° è a mio av­vi­so frut­to di un'esi­gen­za ra­zio­na­le se non sti­li­sti­ca, con ef­fet­ti co­strit­ti­vi e ri­dut­ti­vi del­lo stes­so si­gni­fi­ca­to del dia­gram­ma glo­ba­le; po­i­ché il trian­go­lo in esa­me non è li­mi­ta­to al­l´area cen­tra­le, dal­la qua­le si par­te per l´at­tri­bu­zio­ne, ma a tut­ta la fi­gu­ra su­pe­rio­re, essa in­sta­u­ra una con­di­zio­ne di qua­si sta­bi­li­tà (o sta­ti­ci­tà?) su un lato solo del­l´in­sie­me, rap­pre­sen­ta­to dal trian­go­lo più alto, qual­co­sa che per­ce­pi­sco come ir­ri­gi­di­men­to; sem­mai è il trian­go­lo cen­tra­le a po­ter van­ta­re un ca­rat­te­re equi­li­bra­to­re ma, se è così, in un al­tro modo che met­terò in nota.
Quin­di ri­spet­tan­do due sem­pli­ci nor­me si eviteranno gli er­ro­ri più co­mu­ni.
Del­le qua­li­tà fa­col­ta­ti­ve par­le­re­mo dopo aver chia­ri­to sva­ria­te pre­mes­se.

il pri­mo me­to­do

Tor­nan­do al me­to­do di Patrick Fla­nagan, pre­mes­sa l´ac­qui­si­zio­ne del trian­go­lo Yon (pi­ra­mi­de) - per co­stru­i­re il qua­le egli deve ri­cor­re­re ad un me­to­do di­spo­sto ad hoc, ben di­ver­so dal no­stro, ma con ugual esi­to - la pri­ma do­man­da ri­guar­da la for­ma del se­con­do trian­go­lo, lo Yin.
il trian­go­lo Yin 3:4:5
Qua P. Fla­nagan, da buon ma­te­ma­ti­co pro­po­ne una so­lu­zio­ne di gran­de in­te­res­se, po­i­ché tie­ne con­to ed as­so­cia le due “me­ra­vi­glie” del­la ge­o­me­tria, ri­cor­ren­do al trian­go­lo “pi­ta­go­ri­co” de­fi­ni­to dai rap­por­ti tra i lati di 3, 4 e 5 e rad­dop­pian­dolo sim­me­tri­ca­mente in modo da ot­te­ne­re un fi­gu­ra i cui lati sono pro­por­zio­nati a 6 di base, 4 di al­tez­za e quin­di 5 per ogni lato.
le due basi estre­me
Il suc­ces­si­vo pas­sag­gio pre­ve­de la scel­ta del­l´al­tez­za del­le due basi estre­me e qua in par­ti­co­la­re si di­ver­si­fi­ca: egli le de­fi­ni­sce ad un'al­tez­za cor­ri­spon­den­te a metà del­la base del trian­go­lo che le con­tie­ne;

de­li­ne­a­to così un trian­go­lo in­ter­no allo Yon, pro­ce­derà poi a de­fi­ni­re la li­nea di base cen­tra­le tra­mi­te gli in­cro­ci del­le dia­go­na­li del tra­pe­zio da que­sto ri­ca­va­to con i due lati del suo op­po­sto, dai qua­li tut­to il re­sto di­scen­de au­to­ma­ti­ca­men­te.
A pro­po­si­to del­le basi, ri­pe­tu­te pro­ve in­di­ca­no che la po­si­zio­ne del­la base in­fe­rio­re ha la mas­si­ma in­ci­den­za sul­la pre­sen­za del­l´er­ro­re cen­tra­le, che può es­se­re ri­dot­to solo al prez­zo del­la con­tra­zio­ne di tut­ta la par­te in­fe­rio­re.

Il ri­sul­ta­to è ar­mo­nio­so e vi­si­bi­le nel­la fi­ne­stra a lato e de­ci­sa­men­te più equi­li­bra­to di quel­lo pro­po­sto da da G. Huet con pari do­vi­zia di det­ta­gli (sot­to); l´er­ro­re è ri­pro­dot­to dal­l´im­ma­gi­ne PDF in di­men­sio­ne na­tu­ra­le (sn.) e al mas­si­mo in­gran­di­men­to (ds.) con Acro­bat 5.5. Clic­can­do l´im­ma­gi­ne si apre il PDF che può es­se­re esa­mi­na­to in ogni det­ta­glio. Que­sta mia ver­sio­ne, tra le pri­me ot­te­nu­te con un pro­fi­lo ab­ba­stan­za si­mi­le, è esente da errore.

il se­con­do me­to­do

il trian­go­lo Yin 3,4 o Zo­dia­ca­le
Lo chia­mo così per pura as­so­cia­zio­ne di idee: esso de­ri­va tut­ta­via dal­la re­la­zio­ne con il cer­chio di Trian­go­lo e Qua­dra­to, che ben si adat­ta ai due nu­me­ri la cui mol­ti­pli­ca­zio­ne an­che sim­bo­li­ca ge­ne­ra ap­pun­to la sud­di­vi­sio­ne Zo­dia­ca­le.
Le qua­li­tà con­trap­po­ste nel bi­no­mio Yôn[g]­/Yin, vuoi Spi­ri­to e Ma­te­ria, Tem­po e Spa­zio, ener­gia e mas­sa etc. etc., com­por­ta­no un prin­ci­pio sta­ti­co il cui svi­lup­po è sul pia­no oriz­zon­ta­le ed orien­ta­to alla tri­pli­ci­tà del­le quat­tro di­re­zio­ni (2×2×3) (no­zio­ne ben nota in Astro­lo­gia in ri­fe­ri­men­to alla Tri­pli­ci­tà e Qua­dru­pli­ci­tà nel­lo Zo­dia­co) ed uno di­na­mi­co, ver­ti­ca­le e di na­tu­ra pen­ta­go­na­le, di cui la G. Pi­ra­mi­de of­fre un esem­pio si­gni­fi­ca­ti­vo (al suo in­ter­no il tem­po sem­bra scom­pa­ri­re e le so­stan­ze non de­gra­dano; inol­tre è or­mai noto come un var­co in­ter­dimensionale di cui si ser­vi­va­no gli ini­zia­ti). Dun­que il sim­bo­lo Yin ben si con­fà alla com­bi­na­zio­ne dei due va­lo­ri ge­o­me­tri­ci; dal­la com­bi­na­zio­ne di 3 e di 4 ri­par­ti­zio­ni del cer­chio (fig. 1) si può ten­ta­re di de­dur­re il li­vel­lo di pre­sen­za del­la pri­ma­ria fi­gu­ra Yin (fig. 2). In que­sto caso ciò av­vie­ne in­ter­se­can­do il cer­chio con la li­nea che uni­sce i pun­ti d'in­con­tro del trian­go­lo e qua­dra­to in­scrit­ti, li­nea che di­ver­rà la base del Trian­go­lo Yin.
in­ter­se­zio­ne dei po­li­go­ni re­go­la­ri
 
il Trian­go­lo mag­gio­re de­fi­ni­to
dal­l´in­ter­se­zio­ne

Tra­la­sciamo a piè pari l´am­pia gam­ma di pre­sun­ti ri­ve­la­to­ri del me­to­do ul­ti­mo, che trat­ta­no lo S.Y. a li­vel­lo di un puz­zle o di un car­to­ne ani­ma­to e pro­du­co­no sot­to le in­se­gne più fol­clo­ri­stiche del­le fi­gu­re in­sta­bi­li, o che non si reg­go­no in pie­di per gli sva­rio­ni, vi­si­bi­li per­si­no su trac­ce di spes­so­re no­te­vo­le o ad­di­rit­tu­ra ca­po­vol­te.

Un sito esper­to che of­fre i suoi mo­del­li in ven­di­ta (sriyantraresearch.com) de­scri­ve un me­to­do che fa uso del trian­go­lo zo­dia­ca­le, an­che se poi pro­po­ne una pro­pria so­lu­zio­ne dif­fe­ren­te per re­qui­si­ti e pre­re­qui­si­ti, uno dei qua­li è ap­pun­to il trian­go­lo equi­la­te­ro; ad ag­giun­ge­re dif­fi­col­tà a tut­to l´in­sie­me, se mai ce ne fos­se bi­so­gno, pone come ot­ti­ma­li i cri­te­ri di con­cen­tri­ci­tà e con­cor­ren­za di al­cu­ni pun­ti di ri­fe­ri­men­to, che do­vreb­be­ro co­sti­tu­i­re la mas­si­ma sfi­da per chiun­que.
Però non ci dice come li ha ri­sol­ti, né di­mo­stra che esi­sta una so­lu­zio­ne nu­me­ri­ca pos­si­bi­le e dun­que al­me­no in ­teoria per­fet­ta; anzi, cita a più ri­pre­se una per­fe­zio­ne “ma­te­ma­ti­ca­mente par­lan­do” ir­rag­giun­gi­bi­le e tutt'al più un gran­de li­vel­lo di ap­pros­si­ma­zio­ne.
Vor­rà accaparrarsi la formula come un bre­vet­to d'in­ven­zio­ne ma, se ha le do­man­de e non le ri­spo­ste, non è più tem­po di ri­sul­ta­ti im­pro­ba­bi­li, fon­da­ti su supposizioni e ar­ran­gia­menti che non con­du­co­no [ener­ge­ti­camente] da nes­su­na par­te. La­scia­mo dun­que al­ vendi­to­re le sue re­spon­sa­bi­li­tà e pri­va­ti­ve ma, lo ri­ba­di­sco, do­vreb­be es­se­re chia­ro per tut­ti che non è bene e nemmeno le­ci­to mer­ci­fi­ca­re l´Oc­chio del­la Ri­ve­la­zio­ne.

Tor­nan­do al me­to­do che in­ve­ce esem­pli­fi­ca in det­ta­glio, le di­stan­ze del­le basi estre­me sono sta­bi­li­te sul cer­chio stes­so con cor­de d'arco ugua­li al suo rag­gio, a par­ti­re dai ver­ti­ci di cia­scu­na base dei due trian­go­li maggiori; in­di­ca poi l´uso di dia­go­na­li in­ter­ne per po­si­zio­na­re la base cen­tra­le.
Ho im­pian­ta­to an­che que­sto, ap­pli­can­dolo sia al trian­go­lo Yon nel­la mo­da­li­tà il­lu­stra­ta, sia al Trian­go­lo d'oro, ma di nu­o­vo sen­za for­tu­na; anche se in alcuni casi, (mantenendo l´al­tez­za del trian­go­lo Yon li­mi­ta­ta alla for­ma au­rea ide­a­le) il tipo di trian­go­lo 3×4 pare av­vi­ci­nar­si alle so­lu­zio­ni più va­li­de.

le fi­gu­re “clas­si­che”

Ho poi ri­co­stru­i­to la fi­gu­ra ba­sa­ta sul­l´ac­cu­ra­ta re­la­zio­ne «Sri Yantra Ge­ometry» del­lo stu­dio­so Gérard Huet, che ama de­fi­nirla “clas­si­ca”. Mi rie­sce dif­fi­ci­le se­gui­re qua­le sia la fon­te da ac­cre­di­ta­re po­i­ché, come egli stes­so de­scri­ve con pe­ri­zia di det­ta­gli, as­si­stiamo ad una no­te­vo­le se­rie di im­prov­vi­sa­zio­ni nel­la do­cu­men­ta­zio­ne pre­gres­sa di tali sim­bo­li e del­la loro pre­sen­za nel­la cul­tu­ra tan­trica orien­ta­le, giu­sti­fi­ca­ta dal sem­pli­ce fat­to che in man­can­za di in­for­ma­zio­ni “re­a­li” e fon­da­te cia­scun au­to­re ha fat­to del suo me­glio per sta­bi­li­re una col­lo­ca­zio­ne pla­u­si­bi­le di un'ico­na che con tut­ta pro­ba­bi­li­tà sfug­gi­va di mano; in­fi­ne non cor­ri­spon­de a quel­la del tem­pio In­dia­no di Sringeri.
Co­mun­que sia egli par­la di equa­zio­ni ma non pro­du­ce che in­di­ca­zio­ni fram­men­ta­rie; cre­a­re equa­zio­ne equi­va­le a cre­a­re un per­cor­so fi­ni­to ed esen­te da con­trad­di­zio­ni; non im­por­ta quan­to si sia por­ta­ti alla ma­te­ma­ti­ca più che non alla lo­gi­ca; che poi in fon­do è la stes­sa cosa. Al con­tra­rio, fare in­cet­ta di par­zia­li pse­u­do-equa­zio­ni in­di­pen­den­ti non può con­dur­re che a dei con­flit­ti, nel mi­glio­re dei casi alla man­can­za di un ri­scon­tro glo­ba­le; ed è quel che ac­ca­de.
Ri­pro­du­cen­do le co­or­di­na­te for­ni­te in co­di­ce Post­Script dal­l´au­to­re stes­so, ho in­se­ri­to la fi­gu­ra ri­sul­tan­te in una fi­ne­stra del­la di­men­sio­ne stan­dard di THEORY (2736 pt.), onde ef­fet­tua­re il test con pro­por­zio­ni co­e­ren­ti; inol­tre sca­lan­dola fino a 20 in­gran­di­menti, ri­du­cen­do lo spes­so­re del­le li­nee fino a ren­der­lo adat­to ad un con­trol­lo ef­fet­ti­vo di pre­ci­sio­ne; quin­di a 100 in­gran­di­menti per age­vo­lar­ne la let­tu­ra. An­che in que­sto, come in al­tri casi che ve­dre­mo, l´er­ro­re ap­pa­re al di sot­to del mas­si­mo zoom di Acro­bat ed an­che se a pri­ma vi­sta non si no­ta­no, va te­nu­to pre­sen­te che i 20 in­gran­di­menti di un qua­dra­to di 560 pun­ti fan­no 11.200 pun­ti, con­tro i 16 mi­lio­ni da me adot­ta­ti per lo svi­lup­po di THEORY! co­mun­que l´evi­den­za è in­di­scu­ti­bi­le e più che suf­fi­cen­te a mo­stra­re che an­che que­sta fi­gu­ra non è il ri­sul­ta­to di un cal­co­lo glo­ba­le, os­sia di una vera equa­zio­ne - che dato l'er­ro­re non sus­si­ste - ma de­ri­va dal­l´ac­co­sta­men­to di suc­ces­si­vi ten­ta­ti­vi di mes­sa a pun­to af­fat­to em­pi­ri­ci; e non è ge­o­me­tri­ca­mente per­fet­ta; né può es­ser­lo sot­to il pro­fi­lo ener­ge­ti­co. Il co­di­ce PDF è sta­to aper­to ap­po­si­ta­men­te al­l´in­gran­di­men­to su più pa­gi­ne.
L´im­ma­gi­ne in sé è piut­to­sto di­se­qui­li­bra­ta, ove i due trian­go­li in­fe­rio­ri in­ter­ni si svi­lup­pa­no con un'am­piez­za in­ver­sa dal cen­tro in fu­o­ri e le aree dei sei trian­go­li adia­cen­ti al cer­chio sono sen­si­bil­men­te sbi­lan­ciate tra loro e mal di­stri­bu­i­te. Inol­tre, a di­spet­to di un pre­ge­vo­le la­vo­ro di de­fi­ni­zio­ne Post­Script dei profili dei Pe­ta­li, la loro di­spo­si­zio­ne è in­ver­sa quan­to ai due anel­li che li ospi­ta­no, dei qua­li il più am­pio do­vreb­be es­se­re quel­lo in­ter­no e non il con­tra­rio, an­che per na­tu­ra­li ra­gio­ni pla­sti­che; in­fi­ne i cer­chi av­vol­gen­ti sono 4 ma i pe­ri­me­tri del­la cor­ni­ce 3 e secondo la raf­fi­gu­ra­zio­ne del­l´Ore­gon, ne man­ca uno.
Dun­que non la de­fi­ni­rei del­le mi­glio­ri.
Anche nella ri­pro­du­zio­ne del tem­pio in Sringeri, a sua vol­ta piut­to­sto strin­gata nei pe­ta­li, si ve­do­no solo tre ri­pe­ti­zio­ni del­la cor­ni­ce; a meno che il ta­glio del­le por­te, piut­to­sto in­so­li­to, non ne na­scon­da o rap­pre­sen­ti di per sé una quar­ta nel bor­do.
È in­te­res­san­te lo sti­le so­brio e ge­nu­i­no del­l´an­ti­chi­tà, non­ché l´as­sen­za del­le vo­lu­te ret­tan­go­la­ri, in­ter­ve­nu­te in tem­pi più re­cen­ti ad en­fa­tiz­za­re le quat­tro por­te, che qui ve­dia­mo al na­tu­ra­le e a quan­to pare mol­to vi­ci­ne ad una fon­te d'ispi­ra­zio­ne non cor­ren­te. La so­lu­zio­ne es­sen­zial­men­te sim­bo­li­ca adot­ta­ta per raf­fi­gu­ra­re le cer­chie dei pe­ta­li in­flu­enzerà pro­ba­bil­mente tut­ta la pro­du­zio­ne fu­tu­ra, ri­du­cen­do­li a due sem­pli­ci anel­li di ugua­le am­piez­za.

il pro­gram­ma per i test

Le im­ma­gi­ni di que­sto sito, in par­te ac­ces­si­bi­li an­che nel for­ma­to vet­to­ria­le, PDF sono pro­dot­te dal mio ap­pli­ca­ti­vo THEORY il qua­le, per i suoi sco­pi in­trin­se­ci, ge­ne­ra dia­gram­mi sul­la base di 16 cer­chi cal­co­la­ti in espan­sio­ne au­rea a par­ti­re dal rag­gio di 1 pi­xel (de­scri­zio­ne in fi­ne­stra).
Im­ma­gi­ni esi­bi­te da al­tri au­to­ri in PDF come per­fet­te - qua­li­tà a par­te - sono ba­sa­te su li­nee di tale spes­so­re da copri­re qual­sia­si af­fer­ma­zio­ne.

Un sito del­la Vasati Com­pany di­chia­ra ad­di­rit­tu­ra di ave­re ri­co­stru­i­to "con pre­ci­sio­ne l´esat­ta ge­o­me­tria del­lo S.Y." in li­nea con l´ori­gi­na­le (ori­gi­na­le??) e di aver­gli at­tri­bu­i­to co­lo­ri si­ner­gici; ma ce lo fa a mala pena in­travvvedere; in com­pen­so so­stie­ne che una fi­gu­ra di tre cen­ti­me­tri as­som­ma più po­te­re ener­ge­ti­co di una pi­ra­mi­de di due me­tri, ri­fe­ren­dolo in un ebook sca­ri­ca­bi­le ad una cer­ta me­sco­lan­za tra ener­gia spa­zia­le e pia­no karmico (!!).

An­che lo "ide­al shri-chakra" pro­po­sto ed ele­gan­te­men­te com­men­ta­to da mAnasa-ta­raMgiNI pre­sen­ta già im­per­fe­zio­ne a li­vel­lo pi­xel-scher­mo, per cui non mi sono inol­tra­to nel­la di­ret­ta ve­ri­fi­ca.
Egli stes­so pre­co­nizza l´uso del trian­go­lo pi­ta­go­ri­co (3:4:5), sot­to­li­ne­an­do l´im­por­tan­za di una scel­ta for­ma­le con pre­ci­si fon­da­men­ti.

Ho poi cer­ca­to di in­te­gra­re a que­sti pre­sup­po­sti al­cu­ni dei con­cet­ti che sta­va­no ma­tu­ran­do in­ten­sa­men­te, ot­te­nen­do fi­gu­re tal­vol­ta più ar­mo­nio­se, ma sem­pre con er­ro­ri in­trin­se­ci.
Per­ché? e per­ché tut­ti si sono ar­resi, o si sono ac­con­ten­tati di an­nun­cia­re una vit­to­ria ine­si­sten­te, pur di­chia­ran­do che sono in­fi­ni­te le pos­si­bi­li fi­gu­re per­fet­te?
A quan­to pare, si con­cor­da nel dare per scon­ta­ta la per­fet­ta co­stru­zio­ne del­lo Yantra, ma nel­la pra­ti­ca nes­su­no c'è an­co­ra riu­sci­to; se ne vantano, ma nien­te è di­mo­stra­to in una ma­nie­ra ac­ces­si­bi­le ed in­con­tro­ver­ti­bi­le; pro­va ne è che non si pub­bli­ca­no che fi­gu­ri­ne di po­chi pi­xels, or­mai so­praf­fat­te da fil­ma­ti che spe­ra­no di com­pen­sa­re l´ap­pros­si­ma­zio­ne con ef­fet­ti spe­cia­li, ma dai qua­li la ge­o­me­tria non trae al­cun be­ne­fi­cio.

Quanto ad altri siti e fo­rum che ne par­la­no ( a tut­to il 2018), sono tal­men­te ar­roccati nei loro cir­co­li di pre­sun­ta sa­pien­za, da non con­sentirti l'ac­ces­so come li­be­ro ri­cer­ca­to­re (www.re­searchgate.net­/post­/Is_there_a_stan­dard_mat­he­ma­ti­cal_proof_­for_the­_Sri_Yantra | www.ncbi.nlm.nih.gov­/pmc­/ar­ticles­/PMC3336567­/), o da i­gno­ra­re­/cen­su­ra­re le tue se­gna­la­zio­ni, ab­ba­stan­za com­pro­mettenti da sca­val­ca­re la tra­di­zio­ne in scena (www.wisdomlib.org­/lo­gin.html#go | alumni.cse.ucsc.edu­/~mi­kel­/sriyantra­/sriyantra.html), tutti com­pia­cen­do­si di ci­ta­re solo le loro fon­ti 'ac­cre­di­ta­te', por­ta­tri­ci di spie­ga­zio­ni di par­te, con­di­te dal­le più va­rie­ga­te i­de­a­zio­ni che spa­zia­no dal cor­po u­ma­no ai pia­ne­ti del si­ste­ma so­la­re, te­o­riz­za­zio­ni pa­le­se­men­te in gara per su­pe­rar­si l'un l'al­tra - e so­lu­zio­ni bit­map vi­si­bil­men­te sba­glia­te, che ba­ste­reb­be un mi­ni­mo di zoom per sma­sche­ra­re… e in­ve­ce si pre­fe­ri­sce di­vulgarle come ma­te­ria­le scien­ti­fi­co.
Non pos­so non ri­fe­rir­ne, po­i­ché mi chie­do per quan­to tem­po do­vran­no an­co­ra reg­ge­re.
A dir­e il vero, vedo spes­so cam­pio­ni che per­so­nal­men­te mi ver­go­gnerei a pub­bli­ca­re, con o sen­za il mio nome ac­can­to… per di più ri­fe­ren­ti­si a quel­lo che i loro stes­si au­to­ri de­fi­ni­sco­no il più alto sim­bo­lo del­la Cre­a­zio­ne, ma­tri­ce di Ge­o­me­tria Sacra!
Un risvolto con pretese scientifiche! 21 Marzo 2021
Fin dall'inizio della mia ricerca non ho fatto che analizzare e riprodurre degli errori di progettazione, ma solo per i casi di pochi valenti studiosi, sulla cui serietà di impegno e buona fede non nutrivo dubbi. Con il dilatarsi del Web si sono poi moltiplicate le prove più negligenti, spesso prive di rispetto se non volte ad oltraggiare questo simbolo sublime per oscuri ma non incomprensibili motivi, e non me ne sono più curato.
Quasi tutte le immagini accumulate senza discernimento dai motori di ricerca sono generalmente e visibilmente errate, realizzate solo in formati minimali, dove i pixel possono ingannare l'occhio con maggiore facilità, ma basta un po' di zoom per rivelare gli errori più grossolani. I più interessati sanno che le immagini prodotte sono ap­pros­si­ma­te e con­ten­go­no almeno un errore, ma fanno in modo che questo si veda il meno possibile. Qualora poi apparissero abbastanza corrette e non si rappresenti il metodo di tracciamento delle stesse nella massima risoluzione possibile, rimane solo la domanda da dove siano stato copiate.
Emerge un solo caso di tracciato derivato dall'applicazione di formule matematiche integrate, a firma C. S. Rao presso Indian Journal od History of Science 1998. ed è lo schema a cui i più impegnati venditori di gadgets e teorie si rifanno… vantando poi un proprio metodo di tracciamento ideale.
­ Nel migliore dei tipi che detto studio propone, lo schema è comunque limitato, poiché non comprende né sviluppa lo yantra nella sua completezza armonica ed aurea – non considera la possibilità di un numero illimitato di modelli esatti, ma si produce piuttosto nella definizione di una figura curva o parzialmente sferica, virtuosismi che non mostrano alcuna attinenza con il simbolo, che non ha carattere tridimensionale, se non la necessità di spingersi oltre il convenzionale –.
La sua struttura dei petali sembra soddisfare, per una felice intuizione, la proporzione aurea della prima cerchia di petali; ma non ne coglie l'importanza della seconda, che fuoriesce dal 6º campo aureo (tratteggi rossi – il 5º in oro alla base dei petali), li­mi­tan­do­si a scalare lo stesso profilo (arbitrario) assegnato ai petali del cerchio interno di 8, e che così ovviamente non rispetta la giusta proporzione derivante dalla concentrica disposizione dei 16 quadrati circolarmente tangenziale agli 8. La sola 'sfida' era da sempre rappresentata dai 9 triangoli, mentre dimensioni e distanze della parte esterna sono sempre rimaste affidate al gusto rappresentativo piuttosto che ad uno schema geometrico globale e coerente.

Altri sporadici tentativi poggiano sulla sua analisi matematica con formulazioni di non fa­ci­le applicabilità, laddove Alexy Pavlovich Kulaichev (Biology Faculty of Moscow U­ni­ver­sity - 1984) nel suo accurato studio evidenzia dubbi sul­l'af­fi­da­bi­li­tà di sud­di­vi­sio­ni sche­matiche fisse e la possibilità di giungere ad un modello esente da errrori.

Benché si possano contare sulle dita delle mani, non mancano studi di soluzioni del tutto disarmoniche, fino a distorcerne l'intimo equilibrio, che non rispettano nemmeno l'in­se­gna­men­to del tem­pio di Sringeri, pur di superare in proprio una sfida geometrica; sfida che il progetto THEORY ha risolto consentendo a tutti di costruire con eleganza un mo­del­lo per­fet­to e pure rispondente a parametri soggettivi, senza obbligare a chissà quali calcoli e stra­te­gie co­strut­tive.
Fermo restando per tutti il limite di precisione numerica, che può non consentire l'e­sat­tez­za delle intersezioni a grandi dimensioni, anche questo implicitamente risolto da THEORY che elabora in base a qualsiasi numero di cifre decimali.

Ve­nia­mo ora al­l'ul­ti­ma tro­va­ta di­stri­bu­i­ta un po' do­vun­que, che vor­reb­be far col­po a so­ste­gno di una tra­di­zio­ne che sem­bra nu­trir­si solo di se stes­sa, so­sti­tu­i­sce l'im­ma­gi­ne u­ni­ver­sal­men­te di­chia­ra­ta su­pre­ma con dei fal­si, gra­fi­ci e strut­tu­ra­li pur di ti­ra­re ac­qua al pro­prio mu­li­no. In­fat­ti mol­ti siti Web la pre­sen­ta­no come fos­se pro­va­ta ad­di­rit­tu­ra stru­men­tal­men­te; ma si con­vo­glia sem­pre la stes­sa u­ni­ca ri­pro­du­zio­ne, tut­ti d'ac­cor­do a non os­ser­va­re né ve­de­re quan­do un gra­fi­co non sta in pie­di, nem­me­no in pic­co­lo e sot­to ef­fet­ti di­ver­si­vi.
A parte il fatto che i profili dei petali sono una formalità grafica-ornamentale di impronta orientale, per lo più affidata al gusto personale, quindi non rispettano una struttura geometrica universale ed astratta e vibratòria su precise basi essenziali (né più né meno di quelle dei campi triangolari), questa immagine artificiale ed in­gan­ne­vo­le è priva di fondamento 'scientifico' e non dimostra assolutamente nulla di quanto vorrebbe.
A pre­scin­de­re dal­la fon­da­tez­za del­l'as­sun­to, di si­cu­ro que­sto pa­te­ti­co truc­co non è il modo per sostenere l'antica sapienza, sor­ten­do so­lo l'ef­fet­to op­po­sto in ogni per­so­na do­ta­ta di buon sen­so.
È do­lo­ro­so dir­lo e notarlo, an­co­ra più far­lo no­ta­re; non­di­me­no il mio com­men­to – ac­ces­si­bi­le in PDF (in atttesa di ‘mo­de­ra­zio­ne’) clic­can­do l'im­ma­gi­ne – è sta­to ra­pi­da­men­te ri­mos­so dal sito in cui era sta­to posta­to, ben­ché l'au­to­re del­l'ar­ti­co­lo a sua vol­ta ma­ni­fe­sti qual­che dub­bio…

Ed ecco l´Uovo, al quale forse ero stato diretto, senza rendermene conto.
Nel corso di que­sta re­vi­sio­ne, mi im­bat­to in nu­o­ve pro­po­si­zio­ni, im­per­nia­te sul Tri­an­go­lo au­reo con ac­cen­ni al no­stro stu­dio, e dun­que de­sti­na­te a sti­mo­la­re una nu­o­va ve­ri­fi­ca.

È la volta del sim­bo­lo de­fi­ni­to Gol­den Egg [of the Vedic Stu­pa], os­sia ab­ba­stan­za li­be­ra­men­te Uovo Au­reo, e non pos­so non os­ser­va­re che det­ta at­trribuzione di au­reo van­ta solo il trian­go­lo, ma non l´ap­pli­ca­zio­ne del cer­chio con il dia­me­tro alla sua base, né di quello con centro al suo vertice; né tali cer­chi stan­no tra loro in proporzione au­rea (come non ne hanno i due cerchi de­ri­va­ti in tratteggio, dei quali sfugge la funzione).
A parte il fatto che la Terra non è per­fet­ta­men­te sferica per cui le sue misure, som­ma­te a quella della Luna, sono opinabili; ed il triangolo rettangolo livellato sui profili di Terra e Luna non ha i lati esattamente proporzionati a 3:4 con quasi un 2% di errore; per di più l´altezza dell'ovale il cui diametro maggiore è dato di 2.0 unità trac­cia­to ri­spet­tan­do dette figure, risulta essere 2.536 con suf­fi­cen­te ap­pros­si­ma­zio­ne in ec­ces­so, laddove φ^2 è 2.618; quindi i calcoli proposti (sotto) appaiono un po' improvvisati.
Tuttavia il punto essenziale è soprattutto un altro: l'o­voide profilato dai due cerchi po­si­zionati alla base e al vertice del triangolo aureo non ripete quello di un uovo na­tu­ra­le, tanto me­no di gallina, in quanto si può verificare facilmente che nes­sun uovo ha la metà inferiore a forma di una mezza sfera, ma presenta sempre un profilo ellittico spor­gente.
Lo confermano le più varie fotografie; ma for­tu­na­tamente proprio questo (se non è la Pasqua entrante ;) mi sug­ge­ri­sce un nuovo spunto di ricerca, che non mancherà di sor­pren­de­re in modo stra­or­di­nario.

Vediamo infatti come nasce e cosa ci riserva il veritiero impianto aureo del triangolo, che l´autore della figura soprastante se non altro definisce 'Egiziano'.
Le effettive proprietà del Triangolo Aureo rivelate solo nel 2003 attraverso il mio trat­ta­to sui 5 Riti Tibetani non erano conosciute nei secoli passati, consentendo al mas­si­mo di ricorrere alla virtù di tale figura, di per sé sacrale (ma forse noto solo in epoca re­cen­te, grazie a ricerche occidentali sulla piramide di Giza e sullo Sri yantra), in una maniera ab­ba­stan­za ru­di­men­ta­le, rispetto alla potenzialità vitale che in esso si cela.

Nelle figurazioni che riporto, al triangolo viene rapportato un cerchio che ha per dia­me­tro la sua base; ad esso si associa (tradizionalmente?) un cerchio il cui raggio è sta­bi­li­to dalla distanza minima tra il vertice del triangolo ed il primo cerchio e che, come si vede, non osserva alcun rapporto aureo.
La 2ª figura introduce poi un terzo cerchio che non è in rapporto aureo con il triangolo, né con il cerchio alla sua base (del quale non è evidente la funzione).
Il risultato, pur nel rispetto di una certa tradizione figurativa, per quanto attiene la realtà dell´uovo lo si può definire comunque non reale.

Rilevato l'errore nel modello di uovo cosmico, attribuito ai Veda o meno che sia, ho ri­cer­ca­to e potuto ricostruire il mo­del­lo ideale, in quanto basato sulle vere proprietà del Triangolo Aureo.
Le cose si disvelano con estrema facilità e naturalezza, percorrendo l´impianto virtuale – oserei dire vitale – del Grande Triangolo Aureo che, posizionato all´interno del cerchio che lo contiene – come nel cuore dello Sri yantra e non fuori come accade nelle due simulazioni – invita a tracciare un profilo perfetto e naturale con due semplici passaggi. Entrambi utilizzano il 2º circolo interno – quello che non è direttamente a con­tat­to con il tri­an­go­lo, ma ha diametro Φ^2 rispetto al cerchio mag­gio­re il cui diametro sia = 1, non­ché a quello minore interno di diametro Φ^3 – quasi a conferirgli una va­len­za spe­cia­le, ri­por­tandolo in alto con il centro sul vertice del triangolo (ed anche tangente al primo in­ter­no); e in basso verticalmente tangente a se stesso.

Non rimane che estendere le due metà, superiore ed inferiore del cerchio e­ster­no, sca­landole fino ai nuovi limiti ossia tangenti ai due cerchi traslati, per ottenere un per­fet­to profilo di uovo ideale.
È facile notare che anche il 1º circolo interno concorre a definire l´espansione superiore se viene traslato ad intersecare esattamente i suoi punti di tangenza centrale con il tri­an­go­lo, che poi sono anche i punti medi dei due lati.
E dato che l´occhio può sempre ingannare, è d'obbligo sovrapporre il modello ottenuto almeno ad una immagine campione, e la trovo sul Web.
Beh, se qualcuno si chiede ancora se sia nato prima l'uovo o la gallina che lo genera, quel linguaggio del­l'IN­TEL­LI­GEN­ZA CREATRICE che è la geometria esprime ben più di quanto possano i numeri, e non lascia dubbi sulla sua priorità.

Ritornando allo Sri yantra, sono fio­ri­te le più sva­ria­te con­get­tu­re sul­la sim­bo­lo­gia di que­sto im­pian­to, met­ten­do­lo per­si­no in re­la­zio­ne alle fa­sce pla­ne­ta­rie del si­ste­ma so­la­re ed al­tro, sen­za nul­la ag­giun­ge­re a quel che già [non] si sappia sul­la re­la­ti­va mes­sa in ope­ra; ep­pu­re è evi­den­te che la sua com­po­si­zio­ne è ori­gi­na­ta da una re­al­tà ben più va­sta di una mi­nu­sco­la por­zio­ne del­l´uni­ver­so, che solo una men­ta­li­tà medioeva­le può in­gi­gan­ti­re.
Ma­ga­ri c'è di che ri­scon­tra­re la map­pa di tut­ta la vol­ta ce­le­ste, ma quan­to sarà adat­to un pun­to di vi­sta ter­re­stre?
Sen­za con­si­de­ra­re che, men­tre ci a­do­periamo per in­qua­dra­re ciò che si vede, lo S.Y. e­spri­me tutt'al­tri pia­ni, che i no­stri oc­chi o stru­men­ti non possono vedere.
Allo stes­so tem­po sono con­vin­to che le leg­gi che lo S.Y. rap­pre­sen­ta si esten­da­no fino alle in­fi­ni­te­sime espres­sio­ni di ener­gia esi­sten­ti, po­i­ché uno è il Prin­ci­pio che re­go­la la mac­chi­na co­smi­ca, “così in alto come in bas­so”, come in­se­gna la Ta­vo­la di Sme­ral­do.

Chia­ri­to il pa­no­ra­ma, lo Yantra lo ab­bia­mo di fron­te, in­dif­fe­ren­te ai no­stri au­to-­in­ganni e non ri­ma­ne che [cer­ca­re di] an­da­re avan­ti e ri­af­fron­tarlo.


 

Antonio Alessi - © 2003-2010 The Watch Publisher

osì ho co­min­cia­to a met­ter sot­to ana­li­si gli sche­mi tra i più af­fi­da­bi­li in espo­si­zio­ne, cer­can­do di in­qua­drarne un lato de­bo­le, che fos­se co­mu­ne a tut­ti. Co­stru­i­re i pro­gram­mi per re­a­liz­zar­li mi ha aiu­ta­to ad esa­mi­na­re a più ri­pre­se vari lati del pro­ble­ma, po­i­ché ogni pro­ce­di­men­to ri­vol­tava l´or­di­ne di ese­cu­zio­ne, di cal­co­lo e l´in­te­ra­zio­ne tra le par­ti, con la re­i­te­ra­ta con­fer­ma che l´im­po­sta­zio­ne ini­zia­le dei vari me­to­di non fa­ce­va che in­tro­dur­re fin dal­l´ini­zio quel­la di­sto­nia che sa­reb­be emer­sa al­l´ul­ti­mo trat­to.
Al­tro che equa­zio­ni e fi­gu­re si­cu­re! è un con­ti­nuo sten­de­re i bi­na­ri di una fer­ro­via par­ten­do da de­gli estre­mi pre­si a caso spe­ran­do che alla fine, gra­zie a qual­che scam­bio, si in­con­tri­no alla per­fe­zio­ne.
Il pa­ra­go­ne può ap­pa­ri­re ba­na­le, ma in­tro­du­ce in un cer­to sen­so al nu­me­ro d'oro qua­le spun­to ini­zia­le del­la ri­cer­ca che mi ac­cin­go ad espor­re: è il solo che con­sen­ta a due va­lo­ri estre­mi di in­con­trar­si allo stes­so pun­to pro­por­zio­nale, uno in­cre­men­tan­dosi e l´al­tro ri­du­cen­do­si; con il solo osta­co­lo di riu­sci­re a de­fi­nir­lo.
I cer­chi au­rei se­gna­no il con­fi­ne tra di­men­sio­ni in quan­to de­li­mi­ta­no mo­men­ti di con­ver­gen­za non­ché di con­ver­sio­ne tra ogni ter­mi­ne e l´inizo del suc­ces­si­vo, ga­ran­ten­do la non so­lu­zio­ne di con­ti­nu­i­tà tra un'onda e l´al­tra.
Il va­lo­re fi­na­le, se esiste, non è e non sarà mai scri­vi­bi­le né de­fi­ni­bi­le per in­te­ro - di­rei anzi che in­te­ro non è pro­prio il ter­mi­ne adat­to - il che gli frut­ta la ca­ri­ca di ir­ra­zio­na­li­tà e lo stes­so vale pro­ba­bil­mente per lo S.Y.; ma mo­di­fi­ca una sola del­le infinite ci­fre che lo com­pon­go­no e non fun­zio­nerà più. È un mi­ste­ro su cui ri­flet­te­re at­ten­ta­men­te.
La spi­ra­le stes­sa non va in­te­sa a sua vol­ta come una pro­gres­sio­ne li­ne­a­re a sen­so uni­co - sia pure in en­tram­be le di­re­zio­ni in­tro­ver­sa o estro­ver­sa - ma come una ma­ni­fe­sta­zio­ne ri­cor­siva del­la ci­cli­ci­tà in evo­lu­zio­ne, in cui il moto on­do­so (ov­ve­ro­sia di an­da­ta e ri­tor­no) è espres­so dal­la di­la­ta­zio­ne con­trap­po­sta del­le anse nel­le quat­tro di­re­zio­ni. È que­sto un con­cet­to che mi rie­sce an­co­ra dif­fi­ci­le estrin­se­ca­re, ma che si fa sem­pre più lam­pan­te, me­di­tan­do sul­le pro­fon­de im­pli­ca­zio­ni di que­sto sim­bo­lo.
Ve­dre­mo come, con­tan­do su que­sto, ho pra­ti­ca­men­te col­pi­to il cen­tro, nel ber­sa­glio di for­mu­la­re uno S.Y. esat­to, an­che se in se­gui­to ne ri­met­terò in di­scus­sio­ne la va­li­di­tà se­man­ti­ca, al­me­no su un pia­no bidi­men­sio­nale.

L´aspet­to cri­ti­co for­se più scon­ta­to è quel­lo di par­ti­re dal­la fine del per­cor­so con la pre­te­sa di sta­bi­li­re tut­ti i ter­mi­ni. Cer­to oc­cor­ro­no mi­su­re di ri­fe­ri­men­to per po­ter pro­ce­de­re e qual­che au­to­re le chia­ma scel­te; ma le de­fi­ni­rei piut­to­sto in­co­gni­te dal mo­men­to che si trat­ta di pre­di­spor­re un per­cor­so sen­sa­to e so­prat­tut­to esen­te da con­trad­di­zio­ni: per quan­to va­sta pos­sa es­se­re la gam­ma di dia­gram­mi ge­o­me­tri­ca­mente pla­u­si­bi­li quel­la di di­se­gni er­ra­tici è an­co­ra più este­sa.
In al­tre pa­ro­le è chia­ro che si ha bi­so­gno di pun­ti di par­ten­za e ne ba­sta­no po­chi ma, a quan­to pare, ve n'è sem­pre uno di trop­po, che ca­u­sa il di­sac­cor­do fi­na­le.

Si deb­bo­no de­fi­ni­re due basi os­sia i trian­go­li mag­gio­ri, poi al­tre due, gli estre­mi ed in­fi­ne l´ul­ti­ma, cen­tra­le; un pro­ces­so che pur va­rian­do da un au­to­re al­l´al­tro, par­te dal­la pe­ri­fe­ria e si vol­ge ver­so l´in­ter­no, fa­cen­do ri­cor­so a dia­go­na­li ed al­tri fat­to­ri in­ter­ve­nu­ti; ma le dia­go­na­li sono trac­ciabili sol­tan­to dopo le fi­gu­re che le ospi­ta­no, per­ciò sono come pre­fis­sa­te il che ren­de il per­cor­so dav­ve­ro a sen­so uni­co, ma alla ro­ve­scio: che l´U. C. ab­bia se­gui­to un tal ge­ne­re di cri­te­rio?

A mon­te di nu­me­ri ed equa­zio­ni, Il pro­ble­ma in­si­ste nel modo di pro­ce­de­re e la ten­den­za che emer­ge è quel­la pe­dis­se­qua di riga e com­pas­so. Ma fino a che pun­to il con­cet­to è va­li­do? a mio pa­re­re ri­con­du­ce ad una lo­gi­ca piat­ta, un prag­ma­ti­smo cer­to non oli­sti­co, che non può con­te­ne­re e sod­di­sfa­re lo S.Y., per­lo­me­no nel­l´ac­ces­so alle fon­da­men­ta - cioè nel­la fase de­di­ca­ta a com­pren­de­re - po­i­ché a po­ste­rio­ri tut­to più es­se­re ri­con­du­ci­bi­le a riga e com­pas­so.
Nei miei la­vo­ri di Astro­lo­gia ho so­ste­nu­to spes­so che la scien­za non può spie­ga­re la re­al­tà par­ten­do dal­la vi­sio­ne ma­te­ria­le e da quel che of­fre; lo stes­so vale in que­sto caso af­fat­to spe­cia­le.
Così, per far­la bre­ve, ho ar­gui­to che per ono­ra­re il prin­ci­pio ispi­ra­to­re di que­sta mia ri­cer­ca con­ve­ni­va par­ti­re dal cen­tro, che non si­gni­fi­ca trac­cia­re per pri­me le fi­gu­re cen­tra­li e via via quel­le più ester­ne: non sa­reb­be che ri­pe­te­re lo stes­so er­ro­re.
Par­ti­re dal cen­tro com­por­ta te­ne­re con­to del­la pe­ri­fe­ria se­guen­do il mo­vi­men­to in espan­sio­ne de­gli anel­li au­rei, che sta­bi­li­sco­no na­tu­ral­men­te la map­pa del­le cer­chie di ap­par­te­nen­za; cri­te­rio di non fa­ci­le ap­pli­ca­zio­ne, che ri­chie­de un'ul­te­rio­re ri­vo­lu­zio­ne: non il de­ri­va­re la po­si­zio­ne o la lun­ghez­za di seg­men­ti, né le di­stan­ze tra li­nee, ma in­ter­cet­ta­re i veri nodi del­la tra­ma cioè a dire i pun­ti d'in­ter­se­zio­ne.
I pri­vi­le­gi di cui gode il pri­mo trian­go­lo Yon sono le­ga­ti a due pun­ti di tan­gen­zia­lità, vir­tual­men­te pun­ti d'in­con­tro; così an­che gli al­tri po­te­va­no col­le­gar­si in qual­che modo dal­lo svi­lup­po au­reo. A tal fine ho con­si­de­ra­to nel­lo svi­lup­po glo­ba­le sei li­vel­li di pro­ie­zio­ne au­rea, dove:

  • la tan­gen­te alla base del 6° cer­chio si pone per pri­ma come col­lo­ca­zio­ne ide­a­le del­la base cen­tra­le (trian­go­lo A3 in fi­gu­ra; pun­to z cer­chia­to);
  • il 5° in­di­cizza la di­stan­za del­le basi estre­me, su­pe­rio­re ed in­fe­rio­re, che co­mun­que re­sta­no flutttuanti; il 4° è già ope­ra­ti­vo con la base del trian­go­lo Yon;
  • il 3° (pun­to x cer­chia­to) sarà la chia­ve pri­ma­ria d'in­ter­se­zio­ne del trian­go­lo Yin con quel­lo cen­tra­le A2 (ho de­fi­ni­to i trian­go­li con un sin­go­lo co­di­ce al ver­ti­ce di cia­scu­no, per mi­glio­ra­re la leg­gi­bi­li­tà, sot­to­li­ne­an­do il con­cet­to che trat­ta le fi­gu­re come en­ti­tà au­to­no­me an­zi­ché per sin­go­le mi­su­ra­zio­ni);
  • re­sta così da de­fi­ni­re un solo ar­go­men­to, che ri­guar­da le basi in­fe­rio­ri ed il cui oriz­zon­te non può es­se­re che il 2°, ben­ché ope­ra­ti­vo allo Yon, che in­di­cherà con la sua in­ter­se­zio­ne allo Yin l´al­tez­za del­la base me­dia in­fe­rio­re e del ver­ti­ce V3 (pun­to y cer­chia­to).



I pun­ti cri­ti­ci del si­ste­ma, nei qua­li si ri­le­va l´er­ro­re di con­gru­en­za del­le li­nee a fine trac­cia­to sono alle in­ter­se­zio­ni dei trian­go­li A3 e V3 (frec­ce nere al pun­to gial­lo); pos­so­no ve­ri­fi­car­si alla base su­pe­rio­re o al­l´in­fe­rio­re, se­con­do la se­quen­za co­strut­ti­va adot­ta­ta, ma non fa dif­fe­ren­za in quan­to sono gli ul­ti­mi due trat­ti, or­mai di­pen­den­ti da tut­to il re­sto e non cam­bia nien­te qua­le dei due ven­ga a de­fi­ni­re la base del­l´al­tro; il per­cor­so che con­du­ce alla loro so­lu­zio­ne for­nirà la chia­ve del­l´er­ro­re e la sua ri­so­lu­zio­ne. Esa­mi­nan­do at­ten­ta­men­te que­ste due fi­gu­re si può ri­sa­li­re alla di­pen­den­za dal­le due mag­gio­ri e di ver­so op­po­sto che le con­ten­go­no: V2 ed A2.
Tra que­ste, la V2 non par­te­ci­pa di al­cu­no dei nodi sta­bi­li­ti, quin­di si tro­ve­rà ad es­ser de­fi­ni­ta al ma­tu­ra­re di al­tri fat­to­ri. Il pe­ri­me­tro A2 in­ve­ce è cru­cia­le, po­i­ché è in­ve­sti­to da ben due nodi; quin­di su di esso ci con­cen­treremo.
Par­ten­do dal trian­go­lo ri­te­nu­to fon­da­men­ta­le, sta­bi­li­ti i tre per­ni stra­te­gi­ci del si­ste­ma, una vol­ta de­fi­ni­to il trian­go­lo Yin (V1) tut­to il re­sto ver­rà da sé e sen­za ap­pro­da­re ai con­flit­ti in­si­ti nel­la lo­gi­ca di una scel­ta qua­ter­na­ria, come quel­la di con­trap­por­re le basi due a due, po­i­ché in que­sto caso i car­di­ni sono tre. Ma non ba­sta an­co­ra. Non ram­men­to più tut­ti i pas­sag­gi in­ter­me­di, ben­ché co­di­fi­ca­ti in de­ci­ne di pro­ce­du­re an­co­ra esi­sten­ti, né ho tem­po per ri­per­cor­rerle una ad una. Ap­pli­ca­re i sud­det­ti prin­ci­pi ad un trian­go­lo Yin ba­sa­to sul­la for­mu­la pi­ta­go­ri­ca o su quel­la do­de­ca­gonale non è ser­vi­to allo sco­po di una so­lu­zio­ne per­fet­ta.

Par­ti­re dal cen­tro è un'idea che con­ti­nua­va a far pres­sio­ne fino a com­pie­re il pas­so de­fi­ni­ti­vo; e a que­sto pun­to ho me­di­ta­to un pro­ce­di­men­to di na­tu­ra astrat­ta, che mi li­mi­terò a spie­ga­re nel­la sua ap­pli­ca­zio­ne (de­scri­zio­ne in fi­ne­stra), sen­za ad­den­trarmi nel­le fon­da­men­ta; sfio­ra l´im­ma­gi­ne per al­ter­na­re la vi­sta dei nodi ai nu­me­ri di se­quen­za, a fon­do nero e i trat­teg­gi; sfio­ran­do la fi­ne­stra a lato per lo scor­ri­men­to, sarà pos­si­bi­le man­te­ne­re la fi­gu­ra sot­to os­ser­va­zio­ne.
La re­a­liz­za­zio­ne di que­sto pro­ces­so do­ve­va sca­tu­ri­re da un me­to­do sem­pli­ce e di­ret­to, af­fi­ne in sé al mi­ste­ro del­la sua ide­a­zio­ne. In pra­ti­ca e pa­ro­le sem­pli­ci, il trian­go­lo Yin vie­ne ini­zial­men­te in­scrit­to nel cer­chio, tra­mi­te le equa­zio­ni che ne de­fi­ni­sco­no le ca­rat­te­ri­stiche spe­ci­fi­che. Poi il pro­gram­ma ne tra­sfe­ri­sce, o ri­spec­chia, il ver­ti­ce al pun­to z, igno­ran­do da quel mo­men­to l´esi­sten­za del cam­pio­ne; il nu­o­vo po­li­go­no non ver­rà de­fi­ni­to se non alla de­fi­ni­zio­ne di A2, ma il nodo x è già ope­ra­ti­vo.
Ispi­ra­to da nu­o­va con­sa­pe­vo­lez­za ho ap­pli­ca­to la for­mu­la ad en­tram­bi i trian­go­li Yin, quel­lo pi­ta­go­ri­co e quel­lo do­de­ca­gonale ed ho avu­to qual­che sor­pre­sa.

Tra le sa­go­me ot­te­nu­te con i pre­ce­den­ti ten­ta­ti­vi notavo una di­stin­ta ten­den­za dei due di­ver­si trian­go­li Yin: men­tre il trian­go­lo di tipo do­de­ca­gonale ten­de­va a profili più estro­ver­si, come dire più Yin, a svi­lup­po oriz­zon­ta­le, quel­lo di pro­por­zio­ni 3:4:5, la cui base è leg­ger­men­te più di­sco­sta dal­l´asse cen­tra­le ar­ti­co­lava una fi­gu­ra più com­pat­ta, con­te­nu­ta, a di­na­mi­ca ver­ti­ca­le per se­gui­re il con­cet­to più Yon; que­ste ca­rat­te­ri­stiche, che de­no­ta­no per pri­me la “per­so­na­li­tà” e l´espres­si­vi­tà di ogni dia­gram­ma, si ri­le­va­no an­zi­tut­to dal­le quat­tro aree dei trian­go­li pe­ri­fe­ri­ci la­te­ra­li, cioè quel­li più ester­ni che non toc­ca­no il cer­chio. In par­ti­co­la­re il trian­go­lo alto dei quat­tro si esten­de mag­gior­men­te ver­so la cir­con­fe­ren­za a spe­se di quel­lo sot­to­stan­te, che ne esce ri­dot­to, men­tre i due trian­go­li in­fe­rio­ri ri­sul­ta­no più bi­lan­cia­ti, di di­men­sio­ni mol­to si­mi­li. Nel­l´al­tra fi­gu­ra suc­ce­de il con­tra­rio: i due alti sono bi­lan­cia­ti e quel­lo in­fe­rio­re si pre­sen­ta più sa­cri­fi­ca­to da un gua­da­gno va­ria­bi­le di quel­lo so­pra­stan­te. Nel­l´in­sie­me, la fi­gu­ra ba­sa­ta sul trian­go­lo pi­ta­go­ri­co può ap­pa­ri­re più bi­lan­cia­ta, ma uno schiac­cia­men­to del­le due fa­sce su­pe­rio­re ed in­fe­rio­re com­por­ta un'in­ver­sio­ne di am­piez­ze nel­la se­quen­za dei trian­go­li che si suc­ce­do­no lun­go l´asse cen­tra­le ver­so i poli, che per­so­nal­men­te non tro­vo gra­de­vo­le; nel­la fi­gu­ra in alto tale suc­ces­sio­ne è più con­so­na.
Ne ri­pro­du­co due esem­pi, a ca­rat­te­re Yin il pri­mo, con un er­ro­re che ap­pa­re solo dal de­ci­mo in­gran­di­men­to (a rad­dop­pio, cioè nel pro­gram­ma por­tan­do la fi­gu­ra a 119.330 pun­ti scher­mo; lo zoom di Acro­bat non ar­ri­va a tan­to); Yon il se­con­do che mi ap­pa­re sen­za er­ro­re, ma di cer­to è sta­to ret­ti­fi­ca­to; tra le tan­te pro­ve non lo ram­men­to.

Que­sta os­ser­va­zio­ne vu­o­le in­tro­dur­re l´inat­te­so: le dun­que fi­gu­re svi­lup­pa­te con il me­to­do in­tro­dot­to so­pra pre­sen­ta­no en­tram­be ca­rat­te­re estro­ver­so piut­to­sto ac­cen­tua­to, come si può ve­de­re in fi­ne­stra a lato.
Si nota su­bi­to che l´an­da­men­to ge­ne­ra­le è ina­spet­ta­ta­men­te mol­to si­mi­le, men­tre l´er­ro­re, di cui ri­por­to un fram­men­to di scher­ma­ta dal pro­gram­ma che le ha pro­dot­te, si pre­sen­ta sim­me­tri­co ri­spet­to alla li­nea di ri­fe­ri­men­to.

Lo svi­lup­po ":B39z", che ap­pli­ca il trian­go­lo Yin 3×4 o zo­dia­ca­le slit­ta sul ver­so su­pe­rio­re ove il mo­del­lo di trian­go­lo 3:4:5 o pi­ta­go­ri­co si pre­sen­ta al di sot­to del­la li­nea già trac­cia­ta; e po­i­ché il pri­mo as­su­me a tre in­gran­di­menti la stes­sa am­piez­za del se­con­do a sei, è evi­den­te che la pre­ci­sio­ne del­la fi­gu­ra Yin 3×4 è più lon­ta­na dal­la so­lu­zio­ne ide­a­le, che si col­lo­cherà. come ve­dre­mo, a poca di­stan­za dal­la 3:4:5, pur es­sen­do ori­gi­na­ta, se­con­do il pro­ce­di­men­to de­scrit­to, da in trian­go­lo di al­tez­za mag­gio­re. Da no­ta­re che lo slit­ta­men­to del­le in­ter­se­zio­ni che qua è ap­pa­ri­scen­te, in una im­ma­gi­ne com­ple­ta espo­sta in di­men­sio­ni nor­ma­li può non es­se­re vi­si­bi­le.

Oc­cor­re­va di nuovo un'ispi­ra­zio­ne e non ha tar­da­to.
An­co­ra una vol­ta bi­so­gna par­ti­re dal cen­tro, re­go­lan­do il rap­por­to ir­ri­nun­cia­bi­le fra il 3 ed il 4 su un fat­to­re in­trin­se­co al dia­gram­ma, non sul suo aspet­to fi­na­le; ed il fat­to­re più evi­den­te, se non l´uni­co, che uni­sce cen­tro e pe­ri­fe­ria si chia­ma Rag­gio! in que­sto caso un pic­co­lo rag­gio di luce.


 

Antonio Alessi - © 2003-2010 The Watch Publisher

o pro­iet­ta­to quel trian­go­lo tra­slan­do un'al­tez­za pari ai 4­/3 del rag­gio pri­ma­rio, os­sia alzan­do la base dal­l´as­se x di un ter­zo del rag­gio, con il ri­sul­ta­to di una fi­gu­ra do­ta­ta di una par­ti­co­la­re ar­mo­nia, tra le più vi­bran­ti fino ad allora e nel con­tem­po qua­si per­fet­ta.
Aggiustamenti ad opera di THEORY hanno rettificato la cifra a livelli infinitesimali:
so­pra al 19° in­gran­di­men­to dal programma e con la len­te del mo­u­se il va­lo­re, giunto a 0.33529888 ac­cen­na­va a ge­ne­ra­re un in­cro­cio di 1 pi­xel più in alto, ma i cal­co­li di­mo­stra­no che i de­ci­ma­li pro­se­guo­no con 0.335298903 e con essi ho fis­sa­to la rag­guar­de­vo­le coda di 24 ci­fre, av­vi­ci­nan­do l´ap­pros­si­ma­zio­ne allo zero ef­fet­ti­vo.
Per con­se­gui­re la pre­ci­sio­ne voluta, l´al­tez­za è sta­ta quin­di va­ria­ta con un fat­to­re per la ter­za par­te ag­giun­ta (sull´asse y, a salire dal cen­tro), non di 0.3 (os­sia 0.333…) ma per la più completa esat­tezza di: 0.3352989035518774589566231506, equi­va­len­te allo 0.0014741% del­l´al­tez­za glo­ba­le del trian­go­lo di 1821.34868340 pun­ti o uni­tà; me­no di un mil­le­si­mo e mez­zo di dif­fe­ren­za rispetto alla simbolica ra­tio di quat­tro ter­zi, da non con­fon­der­si in ogni caso con un fat­to­re di ap­pros­si­ma­zio­ne, trat­tan­do­si sem­pli­ce­mente del­l´esat­to pa­ra­me­tro ri­chie­sto, con­se­gui­bi­le come ri­sul­ta­to uni­co del­la re­la­ti­va equa­zio­ne. Pertanto ri­mar­cherò que­sto modello di triangolo 333, ac­co­stan­done la sigla a quelle usate oc­ca­sio­nal­men­te come 3×4 e 3:4:5.
È più di quan­to ba­sta: con stru­men­ta­zio­ni più avan­za­te si po­tran­no an­che su­pe­ra­re in coda li­mi­ti im­pen­sa­bi­li, ma il pro­ce­di­men­to re­sta in­va­ria­to ed im­mu­ta­bi­le: una se­quen­za lo­gi­ca di ope­ra­zio­ni ba­sa­te su pre­sup­po­sti au­rei, che ge­ne­ra una fi­gu­ra con una ritmica tut­ta pro­pria; fi­nal­men­te le pre­mes­se di un'equa­zio­ne vera.
D'altra parte cre­do pro­prio che per uno S.Y. per­fet­to val­ga lo stes­so prin­ci­pio che re­go­la i nu­me­ri ir­ra­zio­na­li: im­pos­si­bi­le tro­var­ne la coda nu­me­ri­ca de­fi­ni­ti­va, per cui l´uni­ca pos­si­bi­le ga­ran­zia di per­fe­zio­ne ri­sie­de nel sod­di­sfa­re il cri­te­rio di un'equa­zio­ne uni­vo­ca.
Tan­to per dare un'idea del­la pos­si­bi­le in­ci­den­za del­la pre­ci­sio­ne di cal­co­lo, un esem­pio di di­ver­gen­za nu­me­ri­ca nel cal­co­la­re il va­lo­re dei 4÷3, la pri­ma ot­te­nu­ta som­man­do al rag­gio la sua ter­za par­te (R+R­/3), la se­con­da mol­ti­pli­can­dolo per 4­/3 (R×4­/3):
4­/3 ra­dius : 1818.667644183247809873063958
4­/3 ra­dius : 1818.667644183247809873063956

L´ul­ti­ma ci­fra ri­sul­ta ad­di­rit­tu­ra ap­pros­si­ma­ta al di là o al di qua del va­lo­re 7, nel qua­le al­me­no una del­le due so­lu­zio­ne do­vreb­be rien­tra­re d'uf­fi­cio.

Tut­ta­via, come ho pre­mes­so, la pre­ci­sio­ne del cal­co­lo è co­mun­que se­con­da al­l´au­to­no­mia del pro­ce­di­men­to; se da un lato pre­mes­se as­sur­de apri­ran­no nel­lo sche­ma di­ver­gen­ze in­sa­na­bi­li, dal­l´al­tro la ret­ti­fi­ca di fi­gu­re ar­bi­tra­rie è [oggi] pos­si­bi­le, dan­do luo­go alla com­bi­na­zio­ne di in­fi­ni­te for­me ed espres­sio­ni; ma re­sta il fat­to che tale ret­ti­fi­ca squa­li­fi­ca quel­le pre­mes­se me­to­do­lo­gi­che ba­sa­te su pa­ra­me­tri de­ri­va­ti ap­pun­to da riga e com­pas­so, che in tale caso non han­no più ra­gio­ne di es­se­re. Al­lo­ra tan­to vale sta­bi­li­re le ci­fre di ri­fe­ri­men­to di una qual­sia­si map­pa (pur­ché com­pro­vate) per poi trac­ciar­la; ma sen­za ar­go­men­ta­re o van­ta­re me­to­di in­con­gru­en­ti.


L´in­te­ra fi­gu­ra con i det­ta­gli ho pre­fe­ri­to ren­der­la nel file PDF, as­sai più com­ple­to e si­gni­fi­ca­ti­vo (un clic sul­la fi­gu­ra so­pra­stan­te la apre, ma può essere scaricata in uno zip compresso). Vi si leg­ge lo Yantra com­ple­to di cor­ni­ce e pe­ta­li frut­to di una pri­ma sti­liz­za­zio­ne, di cui darò cen­no, sia in pro­fi­lo che a cam­po pie­no in co­lo­re do­rato.
Una ri­pro­du­zio­ne dei cer­chi au­rei in­tro­du­ce poi alla pa­gi­na fi­na­le con­te­nen­te il solo pro­fi­lo cen­tra­le a tut­to cam­po, per di­spor­re del mas­si­mo det­ta­glio; na­tu­ral­men­te nel PDF, come in ogni nor­ma­le pro­gram­ma, lo spes­so­re del­le li­nee au­men­ta in pro­por­zio­ne alla vi­sta, per­tan­to que­sto ac­cor­gi­men­to ap­pli­ca­to ad una fi­ne­stra na­ti­va di 2736 pun­ti in qua­dra­to, per con­sen­tir­ne l´esa­me al mas­si­mo in­gran­di­men­to ri­chie­de li­nee tal­men­te sot­ti­li (di 0.01 pt.) da non es­se­re qua­si vi­si­bi­li in aper­tu­ra.
Ho ag­gi­ra­to l´inconveniente pre­di­spo­nen­do un trac­cia­to tri­plo, che ben si adat­ta ad ogni si­tua­zio­ne, poi­ché met­te in evi­den­za il pro­fi­lo del­la fi­gu­ra a par­ti­re da uno sguar­do d'in­sie­me, fino allo zoom più avan­za­to (al 1600% al­me­no nel­la ver­sio­ne di Acro­bat 5.0.5 che io uso), sot­to il qua­le com­pa­re al cen­tro di ogni li­nea in oro or­mai tan­to spes­sa da far da sfon­do, una li­nea bian­ca sot­ti­le quan­to un filo che ne è la por­tan­te, se non pro­prio il mi­dol­lo; en­tram­be le li­nee sono date da­gli stes­si va­lo­ri, per cui le in­ter­se­zio­ni ri­sul­te­ran­no sem­pre per­fet­ta­mente iden­ti­fi­ca­bi­li nei pun­ti ef­fet­ti­vi.
Si in­trav­vedono sul­lo sfon­do per un con­fron­to sia il pun­to di in­ter­se­zio­ne del­l´ipo­te­ti­co trian­go­lo 3×4 o zo­dia­ca­le (arancio), dato ap­pun­to dal­l´in­cro­cio di trian­go­lo e qua­dra­to iscrit­ti con un ver­ti­ce in co­mu­ne; sia l´in­te­ra fi­gu­ra del trian­go­lo 3:4:5 o Pi­ta­go­ri­co (ver­de), sia il trian­go­lo 333 (porpora, vertice cerchiato), la cui pro­ie­zio­ne dà luo­go al­l´in­ter­se­zio­ne chia­ve già de­scrit­ta. Per pre­ser­va­re la cor­ret­ta vi­sio­ne, que­sti po­li­go­ni sono trac­cia­ti in co­lo­ri an­co­ra più te­nui in­sie­me ai cer­chi au­rei di ri­fe­ri­men­to ed in­fi­ne alla spi­ra­le au­rea.
Il ri­qua­dro co­pre 2736 pt. per lato.
La sua 4ª pagina in­ve­ce ri­por­ta la se­quen­za di nove cer­chi in pro­gres­sio­ne au­rea il cui spe­cia­le trat­teg­gio ha dato a­di­to, con cer­te ver­sio­ni di A­cro­bat, ad un sug­ge­sti­vo ef­fet­to di pul­sa­zio­ne ab­ba­stan­za per­cet­ti­bi­le per il re­fresh a tut­to vi­deo; ba­sta zumarla al centro poco a poco fino al mas­si­mo con­sentito…
Un ultimo pro­get­to con la spi­ra­le au­rea lo ren­de in modo più per­si­sten­te, qua­si fos­se a­ni­ma­to dal­la pro­pria lu­mi­no­si­tà ra­diosa.
È mol­to istrut­ti­vo se­gui­re in pros­si­mi­tà del­le in­ter­se­zio­ni le sor­ti del trian­go­lo 3:4:5, che così poco si di­sco­sta dal no­stro ef­fet­ti­vo, ma che già da solo por­ta a ri­sul­ta­ti tan­to di­ver­si.
Se poi non ba­stas­se, l´algoritmo che svi­lup­pa que­sto dia­gram­ma, seb­be­ne in una ver­sio­ne non interattiva ri­spet­to alle ul­ti­me, per­met­te di met­te­re ai rag­gi lo sche­ma fino ai 16-20 mi­lio­ni di pi­xels. Non deve ser­vi­re ad al­tro in quan­to l´im­pian­to na­sce da una for­mu­la uni­ca e, che piac­cia o meno, non mo­di­fi­ca­bi­le; ma è di­spo­ni­bi­le per chi non si ac­con­ten­ta. Per al­tre cre­a­zio­ni po­trà di­spor­re della pro­ce­du­ra più avan­za­ta, ov­via­men­te in­te­rat­ti­va. Da ora in avan­ti si po­trà fi­nal­men­te par­la­re di pre­ci­sio­ne mate­ma­ti­ca sen­za mez­ze mi­su­re.

meditazione ed emozioni

Le in­nu­me­re­vo­li espres­sio­ni del­lo S.Y., a di­spet­to di uno sche­ma ap­pa­ren­te­men­te ugua­le a se stes­so, smuo­vono emo­zio­ni e sta­ti di co­scien­za su­bli­mi­na­li in chi le con­tem­pla, che emer­go­no con for­za cre­scen­te con l´eser­ci­zio. Pos­so­no fare bene o meno bene, in base al­l´equi­li­brio ed al­l´ar­mo­nia che con­ten­go­no e di­spie­gano e quan­do sono ben fat­te - se­con­do il mio pa­re­re - si ca­ri­ca­no di ener­gia pro­pria pri­ma an­co­ra di spe­ci­fi­che at­tri­bu­zio­ni ri­tua­li.

Va però com­pre­so che l´aspet­to di uno S.Y. può di­pen­de­re in qual­che modo dal­l´ope­ra­to­re, cioè chi lo medita, po­i­ché la men­te lo ri­a­dat­ta a come lo vuol ve­de­re, a ciò che de­si­de­ra che rap­pre­sen­ti e si ade­gua a sua vol­ta in­con­sa­pe­vol­men­te a de­ter­mi­na­ti equi­li­bri (o squi­li­bri) del­l´im­pian­to; ma quan­do le fi­gu­re di­ven­ta­no più d'una il pro­ces­so si ca­po­vol­ge e la men­te di chi guar­da è la sola a su­bi­re, po­i­ché le for­me si espri­mo­no e con­trap­pon­go­no ma­ni­fe­stan­do cia­scu­na tut­ta la sua for­za e nient'al­tro che quel­la.
È il modo più in­te­res­san­te, per av­viar­si al­l´ap­prez­za­men­to di que­sto pul­sa­re e met­te in gra­do di di­stin­gue­re e va­lu­ta­re, per­ce­pen­do sot­ti­gliez­ze sco­no­sciu­te fino a poco pri­ma. In fi­ne­stra a lato due in­te­res­san­ti con­fron­ti tra mo­del­li si­mi­li per ti­po­lo­gia (sfio­rarli per al­ter­na­re la vi­sta) il se­con­do in leg­ge­ra espan­sio­ne oriz­zon­ta­le ri­spet­to al pri­mo: so­pra l´an­ti­co mo­del­lo del tem­pio In­dia­no di Sringeri (come­ è ri­pro­dot­to da sriyantraresearch.com); sot­to un esem­pio più di­la­ta­to oriz­zon­tal­men­te ri­spet­to allo stes­so che è più am­pio so­pra; en­tram­bi con lo Yin è 3:4:5, ma una cu­rio­si­tà nel­l´ul­ti­mo: il trian­go­lo mag­gio­re (A2 nel­la fi­gu­ra sot­to) è pro­gram­ma­to con le mi­su­re pro­por­zio­nali alle fac­cia­te del­la Gran­de Pi­ra­mi­de.
Il pas­sag­gio con il cur­so­re dal­l´uno al­l´al­tro de­no­ta con chia­ra per­ce­zio­ne la va­ria­bi­li ca­rat­te­ri­stiche di cia­scu­na pro­po­sta e quan­to ogni fi­gu­ra sia ca­pa­ce di espri­me­re, con­fe­ren­do ad ogni yantra qua­si una fi­na­li­tà pro­pria.
Ne ag­giun­go un'altro raf­fron­to per so­vrap­po­si­zio­ne dei due trian­go­li Yin 3:4:5 e 3×4, con di­ver­sa, qua­si op­po­sta na­tu­ra.


Il pri­mo ha uno Yin 3× 4, con una se­quen­za di svi­lup­po di­mo­stra­ta nel PDF (si apre clic­can­do la fi­gu­ra); il se­con­do ha uno Yin 3:4:5 e com­pa­re nel­l´ul­ti­ma pa­gi­na, raf­fron­ta­bile al pre­ce­den­te. Per en­tram­bi la base su­pe­rio­re di­sta dal cer­chio quan­to il dia­me­tro del 5° cer­chio au­reo; la seconda fi­gu­ra è eleaborata da pa­ra­me­tri pre­fis­sa­ti, per­ciò ri­sul­ta im­per­fetta, ma si vede solo al se­sto in­gran­di­men­to da pro­gram­ma (rag­gio di 20.000 pt.); il PDF lo vi­sua­liz­za solo al massimo zoom, ma a sten­to dato l´i­spes­si­men­to delle righe.
Avevo finalmente ottenuto uno S.Y. privo di errori, da sostituire ai pre­ce­den­ti nel­le mie pub­bli­ca­zio­ni (PDF: 2.7 Mb); ve­de­vo con­fer­ma­te cer­te sup­po­si­zio­ni ma­te­ma­ti­che che ave­vo ap­pli­ca­te allo Shri Yantra con esi­to sor­pren­den­te; c'era di che brindare…
avrei potuto annunciare un risultato senza precedenti e fermarmi qua; e… e invece?



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