Antonio Alessi - © 2003-2010 The Watch Publisher | |
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Accostarsi ad un simbolo la cui origine
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enza dubbio la più importante ed impegnativa tra tutte le simbologie, raffigura con un'essenzialità geometrica inimmaginabile la modalità in grazia della quale l´U. C. (leggi Unità Creatrice indifferenziata, o Uno Creatore, il “senza Nome”) si manifesta in una serie concatenata di proiezioni che si concretizzeranno in campi di coscienza, appartenenza ed azione tali da relazionare Intelligenze celesti, o livelli vibrazionali, distinti e differenziati in gerarchie coordinate nel più totale accordo. Tutto ciò per dare spazio, tempo e vita ad ogni singolo essere, garantendo la sua finalità evolutiva all´interno del reticolo cosmico.
Questo modesto tentativo di esposizione, arduo da configurare come da assimilare, rende solo vagamente l´idea della difficoltà a racchiuderne e rappresentarne la completezza in un singolo emblema.
Questa caratteristica dell´apparato centrale è ben simbolizzata dall´ideogramma del trascendente Pi greco: , numero infinito e non periodico non a caso considerato la chiave di lettura dell´Universo, la cui presenza moltiplicata al Raggio, come è noto, definisce la circonferenza del cerchio se moltiplicata per 2, l´area in esso contenuta se elevato alla 2, cioè quando il valore si moltiplica per se stesso. Tutto contenuto nell´involucro di quattro cerchi limitrofi, che lo separano dalle contrapposizioni della dimensione materiale rappresentata dalle mura di una cornice quadrata, anch'essa quadrupla, con le quattro porte protese a croce come l´ultima realtà possibile; dalla continuità senza tempo dell´astratto alla spazialità circoscritta del presente.
La mappa riproduce ed esprime, pur sul piano bidimensionale, l´intero processo di transizione dallo Spirito Primo alla Materia, dall´Alto al Basso ossia dal centro alle 4 porte, fornendo uno schema della creazione di carattere certamente meno astratto di quanto possa sembrare. L´esplosione della potenza iniziale che proietta all´istante in ogni direzione la perfetta trama dei suoi filamenti come un'ineffabile ragnatela di interconnessioni energetiche e funzionali. Il Sistema Tolemaico ad esempio prediligeva questo tipo di rappresentazione: dove “Coelum empireum habitaculum dei et omnium electorum 10 Decimum coelum primu mobile 9 Nonu coelum cristallinum 8 Octavum [coelum] firmamentu 7 Coelu saturni 6 [Coelu] Iovis 5 [Coelu] Martis 4 [Coelu] Solis 3 [Coelu] Veneris 2 [Coelu] Mercurii 1 [Coelu] Lunae”, erano presentati nella visione inversa rispetto a quella dello yantra per cui, a partire dalla Terra al centro (le 4 porte-direzioni del mandala sono anche i 4 Elementi costituenti il mondo materiale), le cerchie si amplificano in progressione fino a giungere all´Empireo, abitacolo dell´Eterno. Nel costituire una sorta di mappa conseguente l´esplosione iniziale, il diagramma S.Y. non è soltanto un simbolo o un'icona come tanti altri, in quanto racchiude nel suo costrutto matematico - o nel profilo di sezione multidimensionale che esso riflette - la perfezione della manifestazione prima e pertanto non dovrebbe contenere la benché minima approssimazione, ma solo assoluta corrispondenza tra tutti gli argomenti che lo compongono e che vi sono combinati, singolarmente o in insiemi, visibili o meno che siano. Per quanto possa apparire una dichiarazione drastica, nessuno è obbligato a tracciarlo! Allo stesso tempo, ciò presuppone una forma/sostanza ideale che, come tale, non potrà mai essere estrinsecata nella sua totalità, tantomeno in una rappresentazione a due dimensioni, adatta solo alla croce esterna. Del resto lo stesso cerchio a noi ben noto non lo si potrà mai definire in modo assoluto, ma solo esaminato di punto in punto, con un grado di precisione via via crescente, ma pur sempre approssimato. Se però il tracciamento di un cerchio è relativamente semplice da teorizzare, qua si tratta di ben altro problema, a partire dalla sua stessa concepibilità. Figure con propri confini debbono confinarsi, incrociarsi e sovrapporsi da un'estremità all´altra del cerchio che le ospita (ma sarà poi proprio un cerchio e non un'ellisse?), collimando esattamente negli incroci con le altre, a multipli di tre, dunque con una modalità la cui simmetria geometrica è orizzontalmente speculare, ma non esiste verticalmente poiché parte da un assetto ternario. È perciò importante comprendere che solo l´insieme garantisce l´equilibrio delle Energie che vi sono distribuite, laddove ciascuna parte non può che ubbidire a questo principio (cfr.: Costruzione dello Shri Yantra). Vi è già di che meditare.
Il suo potenziale ed inevitabile fascino attrae e sfida oggi più che mai le menti che ne colgono l´intensità espressiva e vibrante e, proprio per la difficoltà quasi “proibitiva” della sua costruzione, induce cervelli matematici e/o mistici a ricercarne la risoluzione ideale, concetto quest'ultimo che mi propongo di approfondire.
Fin da quando è stato ereditato - poiché la sua origine è l´Origine stessa e dunque affatto precedente alla civilizzazione attuale ed alla realtà planetaria - il suo potere rappresentativo lo ha reso oggetto di avvicinamento ermetico e magico. Lo si trova riprodotto con particolare dedizione presso le culture del cuore dell´Asia, con il nome usuale di (o Shri in mancanza dei caratteri appropriati) Yantra, o Shri Chakra, ma più giustamente dovrebbe essere riferito come: Shri Chakra Yantra. Per dare un breve esempio a chi si accosta all´argomento per la prima volta, dell´atmosfera culturale che accompagna il soggetto, mi soffermo a riprodurre due estratti, da siti web hindu qualificati: ciascuno parla per l´altro; sempre a seguire il primo articolo, un sito che riporta, da fonti orientali, nutrite informazioni sulla composizione dello Sri yantra, abbinate da anni ad un´immagine rovesciata. Esamineremo comunque nelle prossimi capitoli la validità di quanto viene proposto, praticato e dato per certo ed assoluto su questo emblema.
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Le pagine che seguiranno rappresentano il punto di confluenza di varie ricerche e conseguenti concezioni maturate e divulgate nel corso di miei lavori astrologici ed editoriali, dal 2002 ad oggi. Mi propongo di completarne alcune e rettificarne altre, a seguito degli approfondimenti ivi descritti.
In tal senso è opportuna un'introduzione riassuntiva. Fu così che iniziai a scrivere un trattato che facesse luce sui contenuti di quell´insegnamento del quale ben poco era stato tramandato oltre a quei pochi enunciati tecnici, conditi da alcune dichiarazioni di tale portata da non poter essere - proprio per questo - prese troppo sul serio.
Addentrarmi a disvelare il significato esoterico dei quattro Riti-Elementi, combinati al quinto il loro vertice-vortice, alla luce di tutte le Tradizioni del globo, non poteva non ricondurmi alla Piramide di Giza (casa!) ed ai suoi misteri - che sono parte della mia esperienza remota - e nel contempo collegarmi alla natura simbolica di quel compagno Shri yantra nepalese vibrante, che da molti anni illuminava il mio lavoro da una parete della stanza (la sua geometria, che ha influenzato i miei primi prototipi, si rivelerà ovviamente adattata, ma è stato preparato energeticamente con vera maestria).
Il collegamento fu spontaneo ed irreversibile il giorno stesso in cui mi resi conto, diagrammi su diagrammi, che il profilo di sezione della Piramide rispondeva a leggi armoniche ben precise, tali da sfociare in un enunciato geometrico fino ad oggi ignorato. Trascinata dallo sviluppo della figura, la mia mente sondava ulteriori relazioni tra i poligoni, tali da offrire un punto di riferimento, cercando di stabilire una possibile relazione applicando a vari cerchi i criteri del Numero d'oro già rilevati per la Piramide, fino ai meandri dello yantra. Ne discende un rapporto dinamico, non lineare come d'uso quando si parla di Sezione Aurea; rapporto che fissò la prima parte di quest'autentica scoperta, accuratamente introdotta nel saggio - tale quale fu depositato nel Febbraio 2003 presso la SIAE sez. OLAF, prima della sua pubblicazione: «Il Segreto dei 5 Riti Tibetani» ISBN 978-88-904390-5-6 - scoperta dettagliata nella pagina che segue.
Senonché, stante la priorità di attenzioni redazionali diverse al momento della decisione e la scarsa qualità di calcolo del software illustrativo (destinato al publishing e non al CAD vero e proprio) quello che si proponeva come un teorema appariva invece impreciso, per circa 20 millesimi di scarto nella tangenzialità che vedremo e come tale dovetti presentarlo.
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