Mi sono chiesto fin dall´inizio quale fosse il motivo della scomparsa inevitabile di uno scarto di intersezione, a dispetto di varie tecniche studiate, suggerite e decantate come valide da ricercatori di indubbia esperienza ed alla fine la risposta mi è sembrata lineare.
Si ravvisano di solito 5 incognite nel posizionamento delle basi: dei triangoli maggiori, dei 2 alle estremità e di uno centrale; quindi si forniscono suggerimenti sui limiti di escursione prevedibili di fatto e sulla sequenza per poter effettuare il disegno, facendosi guidare dai punti di intersezione che di passo in passo si configurano. Tutto questo è molto pratico ed è introduttivo al disegno coordinato di uno schema, ma, a parte il concetto di presunta libertà nel definire i livelli verticali, introduce di per sé un probabile conflitto, cioè a dire almeno uno dei parametri non andrà d'accordo con gli altri; in pratica l´ultimo finirà necessariamente con l´attraversare in modo proprio (ma improprio) gli incroci già marcati dai precedenti. D'altra parte, con i normali strumenti a disposizione occorre dichiararli tutti per poter completare una figura.
La prima alternativa teorica sarebbe quindi definire l´ultimo in modo tale | ||||||||||||
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![]() Ho invece tentato di prendere il toro per le corna, affrontando il problema di configurazione dell´impianto nel cuore del diagramma, intervenendo proprio là dove emerge per prevenirlo, rettificando i dati prima della sua comparsa eventuale e per questo riducendo di almeno uno il numero dei parametri. Forse ciò mi avrebbe aiutato a dipanare la matassa, se mi si passa il termine; ma perché almeno uno? Osservare lo S.Y. dell´Oregon mi ha fatto notare, o supporre data la precarietà delle immagini, la presenza dell´asse di bilanciamento centrale del quale ho voluto tenere conto in ipotesi, riducendo in tal modo a tre le scelte soggettive; ciò evita di dover definire la base superiore, deducibile per conseguenza. (L´operatore resta libero di disattivare tale funzione e collocare la base a modo suo).
Il procedimento che assolve tutto ciò è forse più complicato da spiegare che da comprendere, quindi passerò subito alla descrizione tecnica, integrandola con i commenti del caso. La console operativa dei parametri di THEORY contiene la mappa di tutti gli indici di riferimento alle intersezioni, come pure uno schema della sequenza di sviluppo delle operazioni, perciò si presta anche alla descrizione. La codifica V delle etichette d'intersezione indicizza punti visti sulle basi di triangoli con vertice rivolto in basso, le A sulle basi dei triangoli con vertici in alto. Le prime variabili da definire sono tre, per la collocazione verticale delle basi, le cui linee sono indicizzate dai numeri cerchiati in oro:
A questo punto entra in gioco la strategia della ricerca, orientata al cuore dello yantra ed al cruciale punto V4x1. Prego notare che il punto V1x2 è etichettato sul lato per destro per un uso invalso nella programmazione è lì è rimasto per maggiore chiarezza visiva, ma che esso identifica anche il punto simmetrico tra V1x1 e V1. Per questo punto transiterà la linea da A4, a definire V3x1 ed oggetto della prossima decisione. Si tratta ora di definire la base centrale A4 in modo tale che il percorso conseguente, A4-V3x1-V3-V4x1-q, denotato dalle frecce, si ponga in modo esatto transitando il doppio incrocio in V4x1. L´intuizione si combina al fatto che A4 verrà a sua volta predefinito da A3-s, che deve collimare con il punto di arrivo q. Un gioco da ragazzi… se lo lasciamo decidere al programma. A questo grado di avanzamento si potrebbe anche pensare ad un'equazione, ma dal momento che il risultato di fatto sarebbe comunque e senza alcun dubbio un numero approssimato e dato che non intendo spingermi a tanto senza motivo, ho preferito lasciar svolgere al computer almeno questo compito.
Concettualmente il modo è relativamente semplice: usando A3 come cardine, la linea A3-s effettuerà una scansione a partire dal punto medio di V2-h, ricercando e verificando appunto quale sia la collocazione [ottimale è superfluo aggiungerlo] di A4x1 (per A4 ) in relazione ai parametri stabiliti alla partenza; e, se esiste, la troverà. La cattiva notizia è che la figura finita può presentarsi assai diversa da quella sperata: negli effetti pochi decimi, o centesimi di unità, a seconda di dove vengano applicati, smuoveranno mari e monti all´interno dello schema, contraendolo o espandendolo senza alcuna pietà. A lavoro maturato, ne verrà fornito un esempio assai eloquente.
Il programma consente entrambe le modalità di calcolo, libero oppure ottimizzato; nel primo caso sfornerà facilmente figure che sembrano quelle volute, ma rivelando alla prova di banco difetti e disequilibri sostanziali, per chi ricerca una vera soluzione; ma offre la grande opportunità di valutare in poche battute quali siano i limiti connessi ad una determinata impostazione, rettificarli e riprovare, anche sovrapponendo i grafici e vari altri accorgimenti descritti nella sezione di help.
Infine, anche la base superiore può essere predefinita, scavalcando automaticamente l´impiego ed ogni riferimento all´asse di simmetria, come lo stesso punto s, usato come parametro rapportato al lato V3-h, ma valido come né più né meno come lo sarebbe definire direttamente A1.
Ottenuto uno yantra degno di nota, “il proprio Sri yantra”, si potrà creare un file PDF articolato in tre pagine, che ne consentono la visione, la meditazione e l´analisi dei massimi dettagli accessibili, anche se non giunge al grado di accuratezza della procedura, con i suoi ingrandimenti oltre i 160 milioni di punti schermo.
Un aspetto probabilmente determinante, ma di cui le routines attuali non tengono conto, sta nei rapporti di sviluppo della figura con il proprio [bari]centro; allo stato attuale esso non si identifica necessariamente con il centro del cerchio, tuttavia lascia che questo avvenga se i parametri lo prevedono.
Nella prima elaborazione della figura dell´Oregon notavo una certa sfasatura tra i due punti, che però scompare nella seconda figura, facendomi pensare a nuove soluzioni e possibilità tematiche. | ||||||||||||
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![]() Figure allo stato di approssimazione non riservano alcuna certezza, proprio perché una volta ottimizzate possono approdare ai più diversi ed indesiderati adattamenti, in parte dipendenti dagli algoritmi impiegati per la rettifica - poiché in teoria si potrebbe intervenire di volta in volta su parametri diversi, uno o più di uno - ma non è questo il punto. L´ottimizzazione dei diagrammi non va intesa come uno strumento per creare ciò che la mente non è in ancora grado di concepire, ma come un indicatore delle direttive di rettifica da intraprendere per l´affinamento, poiché senza una figura perfezionata sotto il profilo matematico non sapresti mai quali siano i punti deboli del tuo prospetto e in parole povere non saresti arrivato da nessuna parte (non avresti concluso niente). Da parte sua, il programma THEORY fornisce la materia prima ad un'autocritica fondata; in ogni caso dovrebbe essere l´intuizione a far da maestra. Nella mia concezione non hanno spazio compromessi tra la qualità estetica - opinabile - e la precisione degli innumerevoli diagrammi. Addentrarsi nello S. Y. è come penetrare un ambito in cui regna “la Bellezza allo stato puro” e in questo senso, il processo suggerito da THEORY dovrebbe essere vissuto come strumento di meditazione ed avanzamento. Se il primo traguardo consiste nella scomparsa dell´errore di intersezione, quello subito successivo è infatti la ricerca della rappresentazione ideale ossia della corretta, motivata impostazione dell´impalcatura basilare. Il primo da oggi è virtualmente risolto, a dimostrazione del fatto che non rappresenta un ostacolo rapportabile alla comprensione delle regole, pur avendo agito per molto tempo come uno specchio deformante del giusto approccio con il simbolo. Nella realtà, una figura esatta ma non equilibrata è perfetta solo per metà, poiché coniuga la sua messa a punto ad un assetto astruso, non funzionale; laddove un equiilibrio - o ciò che amiamo definire eleganza o estetica - risultante da un tracciato errato non ha proprio niente da equilibrare. Ciascuno deve garantire l´altro. Per chiunque sappia coglierla, la vera sfida è questa, in qualunque idioma, da sempre. L´“Occhio della Rivelazione” si sta schiudendo in un modo per cui non è quel che puoi vedere che conta maggiormente, ma quello che hai potuto comprendere. | ||||||||||||
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Ci si chiederà se il mondo in mancanza del computer dovesse rinunciare anche allo Sri Yantra. In un certo senso, o in parte, temo di sì, per come sono andate le cose; bisogna ammettere che, nonostante i precedenti e le molteplici teorie, nessuno ne sa niente che vada oltre la descrizione delle sue parti vitali e presunte attribuzioni, sempre relativa ad un'ottica dottrinale fissata dalle Scritture e trascinata di bocca in bocca; ma tutto questo sta per tradursi in un nuovo modo di rapportarsi. Occorre è pervenire ad una definizione tecnicamente impeccabile, dichiaratamente ed universalmente riconosciuta sotto il profilo figurativo, per poter formulare un metodo che, almeno nei presupposti simbolici, la riproduca rispettandone i contenuti. Solo a quel punto, ammesso che occorra, ci si potrà prendere la libertà di ripiegare su tracciati di fortuna; in poche parole, la praticità cerimoniale non dovrebbe mai accreditare l´ignoranza. Una siffatta soluzione, a memoria d'uomo, non è stata realizzata né conseguita in alcuna epoca e in nessun luogo del pianeta - Oregon a parte - e tutto il materiale esistente prodotto nel corso della civilizzazione attuale è ben lontano dall´essere a prova di errore, per non parlare del lato formale, esposto alle più varie intemperie. Perciò la sola cosa che si fa strada è verosimilmente la più disincantata ricerca, nei confronti di una gemma straordinaria, o meglio un cristallo di luce.
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![]() O forse la figura riverbera un´eco della S. A., la cui presenza è invece indiscutibile; il triangolo Aureo stringe troppo verso il centro, sottraendo la pari distribuzione agli estremi verticali. Il triangolo centrale infatti (quello intero, vertice in basso) potrebbe avere i requisiti per potersi identificare con quello aureo ed il centro del triangolo in esso contenuto, oltre a identificarsi con il centro del cerchio maggiore, corrisponderebbe in altezza (a partire dalla base) alla cosiddetta Camera della Regina; ma in quale punto, senza misure di riferimento affidabili è impossibile stabilirlo e praticarlo; e qua, oltre alle debite conoscenze occulte, il termine “affidabili” comporta svariati decimali. Un tentativo di sovrapporre allo spaccato della piramide parte dell´impianto allo studio rovesciandolo, riserva attinenze alquanto singolari, ma fino a prova contraria si tratterà di coincidenze.
Sono solo constatazioni marginali e indicative; ci sarebbe di che stendere un intero trattato. Chi, come me, ha partecipato allo stesso fallo interpretativo, attratto dalle magiche proporzioni del vero triangolo d'oro - e sono più d'uno, a giudicare dall´antico yantra in mio possesso, che pure gli si avvicina - ha probabilmente risposto all´eco di percezioni lontane, benché attinenti, ma che non giustificano una tale applicazione alla scelta iniziale. Quel che importa dunque è il maturare dell´effetto che “quella figura piovuta dal Cielo” è riuscita ad indurre, anche se poi vedremo come lo studio dell´architettura dei Petali abbia confermato la presenza del principio aureo nello S.Y.. A questo punto dalla sua analisi si profila un nuovo orizzonte, ormai imprescindibile.
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Con l´avanzare incessante e l´intensità con la quale il diagramma veniva esaminato
e riprogrammato nella mente, una nuova ottica si sostituiva al precedente habitat concettuale, imponendo una diversa visione dell´assetto dello schema, con un conseguente approccio addirittura più semplicistico e l´inopinata caratteristica di porsi in contrasto con alcune delle mie precedenti considerazioni.
Dopo tanta complicata ricerca è sconcertante accorgersi che può essere
Le maggiori deviazioni sarebbero state originate dal fatto che i nostri predecessori hanno improvvisato figure sbagliate, orientando le successive ricerche in direzioni inadatte. Soppraffatto da quest'ultima constatazione, ho riscritto il programma | |
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![]() mentre una maggiore ampiezza guadagnata dai due triangoli maggiori, 1 e 2, assorbirà comunque parte delle due fasce contigue, 3 e 4 sopra e sotto, l´asimmetria conseguente la disparità dei 9 sposterà poi l´asse di bilanciamento verso l´alto facendo in modo che la fascia 2 copra una porzione della 4, riducendola in misura maggiore di quanto la 1 faccia con la 3. È solo fantasia ad hoc, ma vale ad instradare un percorso logico di tutto rispetto fra le quinte dello scenario, sul quale concentrarsi ex-novo. I primi tentativi di pianificare il diagramma su questa ripartizione assai più naturale, hanno sùbito prodotto diagrammi abbastanza simili a quello ideale dell´Oregon, tanto da indurmi a proseguire; il primo effetto evidente è lo specifico rapporto tra le due punte superiori, 4 e 6, che vede la 6ª, quasi uguale alla 8ª, sporgersi verso il cerchio (forse fino ad incontrare il lato del quadrato obliquo che delimita la prima cerchia di petali) e la 4 ridursi massimamente; e le inferiori, 3 e 5, che invece vedono la 3 leggermente ridotta rispetto alla 5, quasi uguale alla 7.
Inutile sottolineare che tale nuova concezione conduce ad un diverso tipo di impianto di sviluppo, derivante da rinnovata problematica.
I nuovi dati componenti a questo punto disponibili sono tracciati nella seconda figura in colore rosa [
Per quanto attiene alle due basi superiori, per lo stesso principio di riferimento basterà definire la più alta ossia la 8 (verde), in quanto la 6 intermedia ne deriverà.
Da questo parametro infatti otterremo per primo il beneficio del punto (1) che, insieme al punto ((4) scuro) intersecherà la base Yin grande nel punto ((4) rosso), fornendo con esso il perno intorno al quale determinare il livello della base centrale. Suppongo che tutto questo non abbia l´aria sufficentemente intelligente per essere abbinato ad uno yantra di tale portata; tuttavia consente di sperimentare l´approccio avvalendosi di varie metodologie e se non altro, di avvicinarsi sempre più alla dinamica delle interazioni quanto ai ruoli delle varie parti, che nell´insieme ancora sfuggono alla normale comprensione. Tirando le somme al vaglio della procedura THEORY, fino ad oggi non è stato ancora costruito uno S.Y. che possa dimostrarsi strutturalmente esatto e Chi vantasse un tale merito, non ha che da inserire le sue coordinate nel programma e dimostrarne il risultato; il programma è valido per qualunque test ed i numeri - almeno fino ad un certo punto - non mentono. Indubbiamente altre metodologie possono essere applicate e questo non è che un invito, con l´augurio di conseguire una concezione che contempli finalmente il senso di questo costrutto nella sua essenza unitaria. Un po' come le aperture al gioco degli scacchi, ciascuna della quali dovrebbe poter condurre alla vittoria, comporre l´equilibrio all´interno del cerchio è da considerarsi, almeno in questo caso, la massima realizzazione pensabile. A lavoro ultimato, forse troverò il tempo io stesso di utilizzarlo, fino a far più luce sull´arcano. Sarebbe già decisivo rendersi conto di quale formula proporzionale regoli lo slittamento delle basi, da un ipotetico sistema simmetrico ad 8 triangoli a quello effettivo che ne contiene 9. Il traguardo più ambìto, ormai, è la pianificazione estesa di aree quanto più possibile omogenee, sia in senso verticale che orizzontale, proprio come il segno della croce. In conclusione, i requisiti prioritari per un costrutto ideale dell´interno sono tre:
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